
Le stelle, Galileo e il libero pensiero
Grande cosa è certamente alla immensa moltitudine delle stelle fisse che fino ad oggi si potevano scorgere con la facoltà naturale, aggiungerne e far manifeste all’occhio umano altre innumeri, prima non mai vedute e che il numero delle antiche e note superano di dieci volte.
Così Galileo Galilei, nel 1610, scrive nel suo Sidereus Nuncius, “Avviso astronomico” o anche “Messaggero delle stelle”.
Ha da poco inventato – o meglio, copiato – il “cannocchiale” e con esso ottiene le prove di fenomeni celesti prima solo immaginati. Le macchie lunari dimostrano che la luna è un corpo simile alla terra, con monti e vallate; il moto dei pianeti di Giove scardina definitivamente le teorie tolemaiche sulle stelle fisse e avvalora le teorie copernicane, prima mai dimostrate da alcuno.
Non solo noi, ma anche Galileo sapeva a cosa andava incontro con quel tipo di studi: pochi anni prima un certo Giordano Bruno era finito sul rogo per aver affermato le stesse teorie. Ma Galileo si trova in una posizione diversa: ciò che Bruno poteva solo ipotizzare, lui è in grado di dimostrarlo. È forse questo il motivo che lo spinge ad illudersi di poter essere ascoltato e magari, chissà, creduto.
Sidera – la ricerca della conoscenza
Avviciniamoci ora al vero argomento di questo articoletto. Sì, perché non essendo una scienziata, non so di fisica molto più di quello che ho scritto: e non è della scienza di Galileo, che voglio parlare, ma del problema della conoscenza.
Torniamo alla parola che ci interessa: sidera, stelle. Perché le stelle ci hanno sempre affascinato tanto? Perché sembra che da esse dipenda sempre la nostra conoscenza? Eppure era così che gli antichi immaginavano l’inizio del sapere: con il primo uomo che alzò la testa e si interrogò sulla natura del cielo. Da qui viene la religione, che per millenni è stata considerata tra le più valide forme di sapere; con le stelle i naviganti hanno imparato ad orientarsi, per solcare il mare e allargare i confini dello scibile; e forse anche la filosofia è nata in questo modo, dagli interrogativi sulla vastità del cielo sopra di noi.
E dunque, che esistono solo le stelle? Dov’è Dio, allora?
Questa è l’obiezione che, nel dramma Vita di Galileo di Brecht, viene posta nelle primissime pagine al nostro scienziato. Già, perché la conoscenza, fin dai tempi di Adamo, Eva e la mela proibita, si va a scontrare con la religione.
Oggi siamo abituati a scindere tra scienza e pensiero comune, e le scoperte di qualche fisico perso tra i suoi calcoli non ci sconvolgono più di tanto. Ma in un’epoca in cui la vera e unica fonte di conoscenza è data dall’autorità dei testi antichi – la Bibbia, Aristotele, Tolomeo – il Sidereus Nuncius è quanto meno rivoluzionario. Galileo, infatti, non fa cosa da niente: con le sue teorie sovverte tutto l’ordine faticosamente costruito da generazioni di Papi, vescovi e quant’altro. C’è quindi un motivo se la Santa Inquisizione rigetta senza pensarci tutte le prove presentate da Galileo, se lo costringe ad abiurare: scardinare un modo di pensare ha un prezzo. Infatti, nel momento in cui la fede viene sostituita dal dubbio e la verità rivelata non ha valore a meno che non venga provata, a che cosa possiamo aggrapparci?

Il peso della conoscenza
A questo punto, però, sorge un dubbio: possibile che quasi sempre la conoscenza sia ostacolata dalla religione, qualsiasi essa sia? Come ho già detto, Adamo ed Eva sono un ottimo archetipo; ma non si può dire forse lo stesso di Prometeo, che ruba agli dei il sapere del fuoco? O di Pandora, che scatena i mali sul mondo per la curiosità di vedere con i propri occhi il contenuto di un vaso? Possiamo spostarci dai miti alla storia: ancora nel 1925 nel Tennessee, uno dei democratici e progressisti Stati Uniti d’America, era un reato insegnare a scuola la teoria dell’evoluzione di Darwin.
Viene quindi da concludere che, forse, non è la religione a mettere dei paletti alla conoscenza, allo studio delle stelle e della natura, ma siamo noi stessi a farlo. Perché mettere tutto in dubbio, non fidarsi della spiegazione più facile è faticoso, a volte persino spaventoso. E quella vocina, dentro di noi, che ci intima di accettare semplicemente la verità come ci viene raccontata da altri, non ha forse lo stesso tono della Santa Inquisizione, quando afferma che, se Galileo con il cannocchiale può dimostrare il contrario di ciò che affermano le Scritture, non significa niente, perché “un occhiale che ci mostra cose poco probabili, non può essere che un occhiale poco attendibile”?
Perché scrivo tutto questo? Viviamo un momento in cui la scienza sembra dominare: ma in realtà ancora sopravvivono nel mondo tante “Inquisizioni”, ancora la nostra vocina interiore ci incita a non informarci, a non mettere in dubbio ciò che ci viene raccontato. Ci aspettiamo che gli scienziati abbiano tutte le risposte – ancora di più in questo periodo di pandemia e di incertezza, in cui non siamo disposti ad accettare che non ci siano ancora le soluzioni che vorremmo. Quando non ci vengono date, tendiamo ad accusare il sistema, o ci affidiamo ad altre meno attendibili fonti. Per questo, forse, dovremmo ricordare che il cammino dell’uomo verso la conoscenza è lento, fatto di balzi in avanti e all’indietro e che, se davvero vogliamo cambiare qualcosa, dobbiamo ripartire dal principio, alzare di nuovo gli occhi alle nostre personali stelle e ricominciare a pensare.
Consigli di lettura:
- Vi consiglio di leggere la Vita di Galileo di B. Brecht, 1955. Racconta tutta la vicenda di Galileo – naturalmente romanzata – dalla formulazione delle prime teorie sul moto dei pianeti fino all’abiura. È davvero emozionante provare ad immedesimarsi nella sua decisione finale: i suoi allievi sono certi che lui non tradirà mai la scienza, e invece Galileo rigetta tutte le sue teorie per salvarsi la vita. Ma Brecht dà a questo gesto una sfumatura inaspettata, che scoprirete solo leggendo.
- Consiglio anche un film, …e l’uomo creò Satana (il titolo originale è Inherit the Wind): parla del processo del 1925 contro l’insegnamento della teoria dell’evoluzione nelle scuole. Interpretato magistralmente, con una sceneggiatura spettacolare, fa riflettere sugli stessi concetti di cui ho provato a dare qualche spunto.

