
Disney trouble: cresciuti a pane e Walt
Le favole hanno caratterizzato l’infanzia di tutti noi. Lette la sera prima di addormentarci, raccontate da un adulto per attirare la nostra attenzione o gustate individualmente di fronte ad un libro o alla TV.
Sono tante le favole che conosciamo, ma certamente, almeno in questa parte di mondo, è quasi impossibile ricordarle senza un famoso animatore: Walt Disney.
I Classici Disney sono tanti e le trame che li caratterizzano hanno molti elementi in comune, come specifiche peculiarità. Una parte di questi, a tal proposito, si distingue per la presenza del tema amoroso, sempre legato a quello della nobiltà e insieme della magia. Le protagoniste femminili di queste storie sono divenute talmente famose che è ormai usuale riferirvisi come alle “Principesse Disney”.
Tale categoria di personaggi, che a dire il vero racchiude in sé modelli di donna dagli anni ’30 agli anni ’10 di questo secolo, vede al suo interno il dispiegarsi di certi stereotipi di genere. Le favole Disney ci hanno fatti emozionare e sognare, ci hanno ispirati e a volte perfino guidati da bambini; per questo ci siamo tanto affezionati e non vorremmo mai che i nostri ricordi felici venissero scossi. Il presente articolo infatti, a dire il vero, non si pone l’obiettivo di una rivalutazione dei Classici Disney, ma piuttosto cercherà di estrapolarvi alcuni dei messaggi che ci sono stati trasmessi e di cui potremmo non essere coscienti, così che le tenere emozioni del passato possano essere rielaborate con la maturità e l’intelligenza tipiche di uomini e donne adulti.
Le principesse Disney
Tanto per cominciare, le favole Disney a tema amoroso sono caratterizzate da certi elementi comuni. I protagonisti sono sempre una donna e un uomo cisgender. Ciò significa, per chi non lo sapesse, che la loro identità di genere corrisponde a quella assegnata dalla società rispetto al sesso biologico: le femmine sono donne, i maschi sono uomini. In secondo luogo, la principessa e il principe sono eterosessuali; oltretutto, l’omosessualità così come qualsiasi altra tematica queer è completamente esclusa da ogni narrazione Disney. Terzo punto: le principesse sono belle, magre e tutte capaci di cantare splendidamente. Proseguendo, fino a qualche anno fa l’epilogo delle favole comprendeva sempre il matrimonio tra i protagonisti. Matrimonio, ovvero coppia cisgender eterosessuale monogamica (consacrata); fanno eccezione le esotiche Mulan e Pocahontas.
L’antagonista, nella maggior parte dei casi, è una donna. Una strega, per meglio dire, sola, indipendente, potente, cattiva. Se si tratta di un uomo, invece, ha caratteristiche simili.
I principi, invece, sono anche loro sempre belli, però pure aitanti, forti, violenti al bisogno, indipendenti e intraprendenti, e sono anche dei militari.
Anello di congiunzione: nonostante il modello di principessa sia cambiato col tempo, nelle favole Disney arriva sempre un momento in cui la “povera fanciulla in difficoltà” deve essere salvata dal giovane temerario. Nella maggior parte dei casi, infatti, se la donna prova a salvarsi da sola, finisce per fallire. Una breve rassegna di esempi sarà utile a confermare la veridicità di queste deduzioni e mostrare come, per fortuna, certi modelli abbiano subito un’evoluzione nel tempo.
30s to 50s
In rappresentanza delle favole dagli anni ’30 agli anni ’50 si consideri La bella addormentata nel bosco (1959). Aurora (come le principesse Biancaneve e Cenerentola) è una fanciulla di particolare bellezza e dotata di una splendida voce. La sorte però, come per tutte le sue colleghe, non è stata generosa con lei. Dopo un’umile vita da contadinella, l’attende infatti una specie di sonno perenne, fino al bacio del vero amore. L’associazione tra donna nubile e basso strato sociale è tipica delle favole di questi anni; come lo è l’incapacità di badare a se stessa della principessa. Aurora, da sola, finisce per disobbedire alle zie; Cenerentola fallisce nel progetto di andare al ballo; Biancaneve sviene nella foresta, incappa nel cacciatore e mangia la mela avvelenata. Dopo le tante angherie di Malefica a suo discapito, Aurora si sveglierà solo grazie a Filippo, che sconfiggerà la strega e attraverserà mille peripezie, dopo aver corteggiato la giovane ragazza. Userà la sua forza e il suo coraggio finendo per uccidere Malefica (in sua difesa, va precisato).

Nelle favole di questi anni, insomma, la dipendenza della donna dall’uomo è una certezza affinché questa possa vivere serena. Una particolarità degna di nota è che il volto dei principi appare piuttosto anonimo, al punto tale che rischiamo di confonderli l’uno con l’altro: la bellezza è una prerogativa femminile. Il matrimonio, in fine, costituisce l’unica possibilità di riscatto per le giovani fanciulle. Gli uomini hanno il loro preciso ruolo da svolgere.
La rivoluzione degli anni ’90
Gli anni ’90 furono un periodo florido per la produzione Disney, in cui numerose altre favole con protagoniste principesse vennero prodotte ed ebbero molto successo. Si prenda ad esempio, in questo caso, La sirenetta (1989). Ariel è una giovane caparbia, disobbediente e ribelle, ma anche parecchio curiosa, simpatica e solare. Sicuramente il suo carattere la rende più interessante delle sue amiche del Dopoguerra, ma (e questo vale anche per Belle, Mulan, Pocahontas e Jasmine) le crea dei problemi. Tipica delle favole di questi anni, è una scomoda presenza paterna che impedisce alla principessa di realizzare i suoi sogni. Re Tritone, infatti, è fortemente contrario alla vicinanza tra mondo umano e marino. Un’ autorità maschile e razionale si impone, a cui quella femminile non può ribellarsi, ma da cui può provare a fuggire. Facendo di testa sua, però, Ariel finisce per incappare nella trappola di Ursula. Ottiene quello che vuole, ma corre anche un grandissimo pericolo, che si rivelerà quasi fatale. Ciò vale anche per tutte le altre principesse di questo periodo. E quasi tutte, compresa Ariel e fatta eccezione per Mulan, sono spinte dal folle amore nei confronti dei loro principi. Principi che, va detto, finalmente assumono dei volti. Eric è molto bello e pieno di personalità, ma soprattutto è innamorato tanto quanto Ariel. Vale anche per Aladdin, la bestia, Li Shang e John Smith. Il combattimento finale, come al solito, si svolge tra uomini della coppia e antagonisti, ma escludiamo Mulan da questa regolarità. Solo nel caso di Pocahontas i due giovani finiscono per separarsi.
Il femminismo degli anni 2000
Giungiamo agli anni 2010 e consideriamo l’esempio di Merida di Ribelle – The Brave (2012). Merida è decisamente una principessa femminista, che combatte per difendere il diritto di trovarsi a suo agio nei panni di una guerriera. Vuole ribellarsi, anche, alla tradizione dei matrimoni combinati, in cui gli uomini gareggiano e il premio è rappresentato dalla fanciulla stessa. Nonostante i diverbi tra madre e figlia, le due donne riusciranno a spalleggiarsi a vicenda verso la vittoria, dinamica che ritroviamo anche in Frozen tra le due sorelle. La ribellione di Merida procurerà dei problemi, ma che lei stessa riuscirà a risolvere, come nel caso di Vaiana (Oceania). La presenza maschile non è necessaria; quando è presente è di aiuto, ma non indispensabile. Questo vale per Merida, come per Vaiana e per Elsa e Anna, ma anche per Tiana de La principessa e il ranocchio. Sia nel caso di Merida che di Vaiana e di Elsa, il matrimonio o l’unione non è epilogo della storia. Le principesse sembrano essere riuscite e a vincere su tutti grazie soprattutto a loro stesse. Anche le figure maschili sembrano allontanarsi dagli stereotipi che li avevano incatenati fino a quel momento.

A conclusione degli argomenti trattati, degli arcani svelati e delle considerazioni proposte, è importante per tutti noi tenere a mente che, come scriveva più di un secolo fa G.W.F. Hegel, la storia “supera conservando”. Ognuno, uomo donna o semplicemente persona ha dunque il diritto di essere felice come meglio crede, ribellandosi o intraprendendo percorsi più comuni. L’importante, però, è che a noi tutti venga concessa la possibilità di conoscere le alternative che abbiamo per rendere uniche e irripetibili le nostre vite, sbocciando come fiori sotto il sole della libertà.

