madonna
Filosofia

La Donna tra le donne, ancella di Dio e simbolo di femminilità

Tutti sappiamo chi è la Madonna. Possiamo credere o meno che sia stata la madre del Cristo o che abbia ricevuto la visita di un angelo e abbia concepito un figlio con il Signore, ma non ci sono dubbi che la sua è una storia affascinante. E ancora di più lo è ciò che rappresenta.

Infatti Maria non è solo una santa: è la santa tra le sante, ha preghiere a lei dedicate, è un pilastro della Chiesa. Possiamo addirittura sbilanciarci e affermare che lei è l’unica donna venerata quasi al pari di un dio.

Nel politeismo, certo, di dee ce n’erano tante: alcune disinibite e sensuali, come Afrodite, altre fissate con casa, focolare e marito. Ma una volta che si afferma il monoteismo, le donne spariscono. Dio è uomo, senza dubbio, e tanto l’ebraismo, quanto il cristianesimo o l’islamismo, tengono la donna in una posizione di sudditanza (non me ne vogliate, ma è così).

Per cui la Santa Vergine ha un importante primato: è l’unica figura femminile e sacra nelle più importanti religioni contemporanee.

Ecce ancilla Domini

Però, adesso, non entusiasmiamoci troppo e ritorniamo alla parola della settimana.

Ecce ancilla Domini.

Questo è ciò che Maria risponde all’angelo nel giorno dell’annunciazione. Ecco la serva del Signore.

Infatti “ancilla” vuol dire proprio “serva, schiava”. Ovvio che, parlando con Dio, Maria non poteva uscirsene con “se può fa’, magari tra un annetto se ribecchiamo”. Però le sue parole – riportate nei Vangeli – rimarcano una evidente sudditanza.

Dio è maschio, sia come padre che come figlio. L’unica donna che, come abbiamo detto, si avvicina al rango di divinità, è comunque nient’altro che un’ancilla, una schiava.

la vergine delle rocce
La Vergine delle Rocce, Leonardo da Vinci

Le virtù di una Santa, le virtù di una donna

Quali sono le virtù di Maria, esaminandole con attenzione? La prima e fondamentale è che lei è una madre. La maternità è la sua caratteristica più importante, come si può vedere anche dalle moltissime rappresentazioni figurative fatte nel corso dei secoli. Che allatti Gesù o lo tenga in braccio, che lo sostenga mentre benedice gente o lo mostri ai santi in venerazione, Maria colpisce per il suo ruolo di madre.

La seconda, e forse anche più significativa, è la sua verginità. Perché Maria, pur avendo concepito e partorito un figlio, è rimasta vergine, e in questo sta appunto la sua santità, il suo miracolo. Nata senza peccato originale, rimane pura anche dopo il parto, vergine incorrotta. Che poi, tra l’altro, nella versione originaria dei Vangeli – in greco – la verginità non c’era. O meglio: per designare Maria, si usava il termine Παρθένος, che voleva dire principalmente “donna non sposata”. Poi venne tradotto come “vergine” e da lì l’idea è rimasta.

Essere donna in un mondo di uomini

Bene, direte ora: che strano! Le due più importanti caratteristiche della Madonna sono proprio quelle che, da secoli, vengono elogiate nelle donne di tutto il mondo occidentale e non solo: la maternità e la verginità. Sono proprio le due virtù che, dopotutto, non dispiacciono agli uomini, che consentono di mantenere il controllo. Una vergine è una donna casta, posata e fedele; e la mamma… si sa, è sempre la mamma.

Abbandoniamo definitivamente il piano religioso e concentriamoci solo sul significato che la figura di Maria ha avuto e ha tuttora nella nostra società. Perché, per secoli, lei è stata un simbolo, un modello da raggiungere in un mondo costruito su misura per gli uomini; un mondo in cui la prima donna conosciuta è Eva, la peccatrice.

L’unico riscatto possibile per la donna è stato ed è quello di cercare di avvicinarsi alle virtù incarnate da Maria: essere vergine casta, ed essere allo stesso tempo una madre.

Ma se questo è stato forse possibile per la Madre di Cristo, non è certo possibile per nessuna di noi: ne consegue che il modello culturale che ci viene posto davanti è non solo concettualmente sbagliato, ma obiettivamente irraggiungibile.

verginità

Il fascino dei modelli

Le cose che sto dicendo non sono certo nuove. Tutti noi sappiamo che il modello che ci è stato proposto per secoli è ormai messo in discussione, che essere donna non è più sinonimo di ancilla degli uomini. Tuttavia i modelli culturali, che hanno plasmato la vita delle nostre madri e le nostre nonne, non hanno smesso di influenzarci e persino di affascinarci.

Non che tutto sia da buttare via, naturalmente. Essere madre, ad esempio, è una cosa bellissima ed è meraviglioso che una maternità sia stata, insieme alla Madonna, così santificata. Lo stesso non si può dire della verginità, ma le mode cambiano e, si spera, cambierà anche la morale.

La figura di Maria è affascinante: lo è la sua storia – lei, sola, che partorisce in una capanna gelida; lo è l’arte – poesia, musica, pittura – che a lei si è ispirata nel corso dei secoli.

La soluzione non è quindi cancellare tutto, né di smettere di credere, nel caso in cui fossimo religiosi: al contrario, si può ammirare la bellezza di questa e di molte altre figure, senza però costruire la nostra vita su false premesse.

Per concludere

Maria è l’unica figura femminile che sia venerata quasi al pari di un Dio maschio; ma attenzione a sottolineare quel quasi, il suo “Ecce ancilla Domini”.

Ma quel quasi non necessariamente è un gradino sotto: potrebbe anche essere un gradino prima. Dopotutto, se non fosse esistita lei, Gesù non sarebbe mai nato. Una figura che, lungi dall’essere ancilla, serva, è necessaria all’esistenza stessa di Cristo; così come ogni uomo necessita di una donna per venire al mondo.

Concludo, a questo proposito, citando l’inizio della preghiera di Dante alla Madonna, nell’ultimo canto del paradiso. Ho sempre pensato che fosse meraviglioso – non a caso prelude alla visione di Dio, poche terzine dopo, immagine con cui il poema si chiude.

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.

Dante Alighieri, Paradiso, Canto XXXIII.

Consigli di lettura:

  • Leggete l’ultimo canto del Paradiso, da dove l’ho interrotto fino al famosissimo “amor che move il sole e l’altre stelle”. Poi, naturalmente, nessuno vi vieta di leggere tutto il resto della Commedia, che vale sempre la pena!
  • Vi consiglio anche un altro libro, Chi ha cucinato l’ultima cena? Storia femminile del mondo di Rosalind Miles. È molto interessante per approfondire la questione femminile nella religione e nella società del passato.

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