
I fiumi di Eraclito
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va. […] Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo.
AA.VV. I Presocratici. Testimonianze e frammenti, Laterza, Bari 1981
Dinamismo
Con queste parole, contenute nei frammenti del trattato Sulla natura, Eraclito si accingeva ad esporre le riflessioni sul dinamismo, uno dei temi più centrali nella sua dottrina. A dire il vero, i Milesi (Talete, Anassimene, Anassimandro) avevano già colto l’universalità di questo movimento e lo avevano anche già legato a quel “principio” di tutte le cose che tanto assennatamente avevano cercato. Tuttavia, nessuno sembrava aver mai elucubrato sul dinamismo in modo tematicamente rilevante. Diversamente, scriveva Eraclito, “Tutto si muove”, “tutto scorre” (panta rhei): le idee di mobilità, di cambiamento e di trasmutazione sono alla base del sistema-mondo.
Fiumi
La metafora del fiume è molto eloquente: è apparentemente sempre lo stesso, ma in realtà le sue acque si rinnovano continuamente. Questo determina che non ci si possa bagnare due volte nello stesso flusso, perché la seconda volta l’acqua sarà già cambiata. Non solo ,però: anche noi mutiamo. Come essere “mortale”, per l’appunto, la persona che si immerge non sarà la stessa che ne uscirà. Dunque, entriamo e non entriamo nel fiume; siamo e non siamo noi stessi, in quanto per essere ciò che siamo ora, per esempio, dobbiamo non-essere ciò che eravamo un istante fa. Anche per continuare ad essere dovremo non-essere ciò che eravamo prima e così via. Secondo Eraclito, questa dialettica è pervasiva rispetto alla realtà. Il tema del dinamismo è senza dubbio il più famoso della dottrina eraclitea, sviluppato e approfondito anche dai suoi discepoli; come per esempio il rigoroso Cratilo, che era giunto alla decisione di non nominare più alcun oggetto ma di indicarlo e basta, data la costante mutevolezza delle cose.
Armonia dei contrari
Alla pervasività del dinamismo eracliteo si è già accennato. Ora, secondo il nostro filosofo, il divenire nel reale si caratterizza in un perpetuo passaggio da un contrario all’altro: il freddo diviene caldo, l’umido diviene secco, la gioventù diviene vecchiaia, la vita diviene morte e tutte queste cose divengono il loro contrario nel movimento inverso. Questa dialettica viene definita da Eraclito come una guerra perenne; la quale, però, è di fondamentale importanza. Questa guerra infatti porta anche armonia e pace, in quanto il senso di un termine viene dato dalla presenza dell’altro:
La malattia rende dolce la salute, la fame rende dolce la sazietà e la fatica rende dolce il riposo. […] non si conoscerebbe neppure il nome della giustizia, se non ci fosse l’offesa.
AA.VV. I Presocratici. Testimonianze e frammenti, Laterza, Bari 1981
Tuttavia, nell’armonia i contrari coincidono e danno origine all’uno, alla medesima cosa, e allora “tutto è uno” e “uno è tutto”; e questo è il principio, questo è il divino e il Dio. Anche Eraclito, infatti, come i suoi predecessori, è senz’altro interessato alla ricerca della sostanza primordiale.

