Diogene-fiamma
Arte,  Filosofia,  Letteratura,  Mondo antico

Tra Fuoco e Fiamme: un viaggio nella cultura occidentale

La fiamma è un topos ricorrente nella storia del pensiero e dell’arte occidentale. In questa tradizione, la fiamma e il fuoco diventano simboli di idee e concetti. Questi simboli seguono l’evoluzione della cultura occidentale e con essa mutano e variano di significato, evolvendo insieme alle visioni del mondo che sono chiamati ad incarnare. Gli essere umani hanno da sempre cercato di rendere tangibili idee e concetti astratti raffigurandoli negli elementi naturali, e il fuoco non fa eccezione.

In questo articolo ripercorreremo alcuni delle “incarnazioni” della fiamma e del fuoco, dagli antichi miti epici fino alla musica contemporanea. Queste saranno le tappe di questa nostra “escursione”. Si parte!

Prometeo e il furto del fuoco


Jan Cossiers, Prometeo ruba il fuoco, XVII sec

La prima fermata del nostro viaggio all’inseguimento della fiamma nella storia della cultura occidentale ci porta all’alba nei tempi, e più precisamente alla corte deli dei sul Monte Olimpo. Qui incontriamo la figura di Prometeo. Prometeo nella mitologia greca era un titano protagonista di innumerevoli miti e soggetto prediletto di numerosi cicli tragici, tra cui il celebre Prometeo Incatenato di Eschilo. Prometeo è però universalmente associato al furto del fuoco, della fiamma. Zeus, infatti, volendo punire gli esseri umani nascose il fuoco sull’Olimpo rendendo la vita sulla terra breve, difficile e piena di stenti. Prometeo, mosso dall’amore per l’umanità, sua creatura, si intrufolò all’interno dell’Olimpo e rubò il fuoco ridonandolo agli uomini.

Prometeo assurge così ad archetipo del ribelle e della ribellione all’autorità e la fiamma diventa il simbolo della tecnica, ovvero di ciò che rende possibile la vita sulla terra. Questo mito riecheggia potente nelle pagine del dialogo platonico Protagora, dove il filosofo omonimo narra il mito di Prometeo descrivendo il furto della fiamma con queste parole “Allora Prometeo, non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all’uomo, rubò a Efesto e ad Atena la perizia tecnica, insieme al fuoco – infatti era impossibile per chiunque ottenerla o usarla senza fuoco – e li donò all’uomo”.

IL fuoco e la tecnica sono indivisibili, ed entrambi sono fondamentali per la vita degli esseri umani. In questo prima tappa, il fuoco è dono degli dei agli uomini.

Il Roveto Ardente


Paolo Veronese: Mosè e il roveto ardente.

Ma la fiamma non è sempre rappresentata come un dono fatto o sottratto agli esseri umani dalla divinità. Nell’Antico Testamento, è il mezzo con cui Dio si presenta all’uomo. E questa è la seconda tappa del nostro viaggio: il roveto ardente.

Nell’apparire ad un impaurito Mose, Dio sceglie di apparire come fiamma che avvolge un roveto, senza però bruciarlo. La fiamma, una fiamma che non brucia, è il mezzo con cui Dio comunica con Mose. Dice L’Esodo: “L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto”. La “fiamma di fuoco” è modo in cui si manifesta il messaggio (“angelo” significa infatti messaggero) che Dio rivolge a uno stupito Mosè, che preso dalla curiosità si avvicina al roveto fiammeggiante.

In questa seconda tappa la fiamma non è “dono” ma il  mezzo attraverso cui è possibile un contatto tra Dio e Mose. La fiamma è ciò che rivela, in quanto permette a Mosè di entrare in contatto con Dio, ma anche ciò che cela, in quanto questa forma assunta da Dio non corrisponde alla sua natura.

La lanterna di Diogene


Tischbein, Diogene cerca l’Uomo.

Le prime due tappe del nostro viaggio alla scoperta del ruolo del fuoco e della fiamma nella cultura occidentale sono inerentemente legate alla religione. La nostra terza tappa ci porta invece nella Atene dell’età ellenistica a seguire la figura di uno del celebre filosofo Diogene di Sinope, detto il Cinico o il “Socrate pazzo”. Un nome una garanzia, direte voi. E infatti Diogene è famoso per gli aneddoti che lo hanno protagonista. Uno di questi aneddoti riguarda la fiamma, ed è a questo che rivolgeremo la nostra attenzione.

Nella storia in questione si racconta di quando Diogene uscì in pieno giorno, con una fiamma racchiusa in un lanterna, aggirandosi per la città gridando: “Cerco l’Uomo!”. Il fuoco rappresenta il simbolo non tanto della conoscenza, ma della ricerca stessa della conoscenza, del filosofare inteso nel suo significato più profondo. Il fuoco è il mezzo con cui avviene la ricerca. Questo episodio influenzerà particolarmente Nietzsche, che in una delle pagine più memorabili della Gaia Scienza riproporrà la figura del sapiente che si aggira armato di una fiaccola per la città.

All’occhio del filosofo il mondo appare come avvolto dalle ombre, che non rappresentano tanto l’ignoranza, ma l’ignoranza della propria stessa ignoranza, ovvero la falsa consapevolezza degli uomini di possedere conoscenze certe. Queste ombre possono essere dissipate solo dalla filosofia, incarnata per Diogene nel celebre motto attribuito al suo maestro, Socrate: “So di non sapere”.


Raffaello, Scuola di Atene (particolare)

L’epopea del Progresso


CCCP: Socialismo e Barbarie

Il fuoco come strumento e motore della tecnica ritorna prepotente nell’ultima fermata della nostra escursione sulle tracce della fiamma. Questa fermata ci porta sulle note di una canzone del gruppo CCCP Fedeli alla Linea tratta dall’album Socialismo e Barbarie. In A ja ljublju SSSR la fiamma e il fuoco raffigurano il mito del Socialismo incarnato nella fabbrica, nella produzione industriale, nel ferro e nell’acciaio. L’incarnazione di questo mito nel “socialismo reale” dell’Unione Sovietica rappresenta sia la celebrazione che la critica profonda di una delle utopie che hanno guidato il XX secolo.

La canzone, scritta nel 1987, giunge nel momento del declino evidente e inarrestabile dell’Unione Sovietica, e nel brano dei CCCP questo viene potentemente racchiuso nel verso “esiste lo so”, che suona più come una disperata richiesta di conferma che come una affermazione.

La critica del modello sovietico viene ulteriormente evidenziata dalla parafrasi ironica del celebre motto “Socialismo o barbarie” che diviene nel titolo dell’album Socialismo e barbarie.

La fiamma, come detto, è la protagonista delle due strofe della canzone, che la inquadrano da due prospettive diverse ma a loro modo complementari.

Nell prima strofa il fuoco compare come metafora, insieme al ferro, del progresso industriale e della società operaria: “Voglio odorare/il sapore celeste del ferro/voglio vedere/il profumo sanguigno del fuoco/esiste lo so”.

Nella seconda strofa il fuoco diviene metafora della forza di una idea, di un’ideale, che si fa strada attraverso ogni resistenza: “Il fuoco di un cuore/che incendia la mente/ può fondere il gelo/del marmo: bollente!”.

Conclusione

Si conclude qui questa breve escursione nella storia della fiamma nella cultura occidentale. Questo articolo si è soffermato solo su alcune delle tante manifestazioni della fiamma nella cultura occidentale. Ma questo era il suo scopo, illuminare, come una vera fiamma, e indicare una via che il viandante potrà percorrere a suo piacimento. Buon viaggio!

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