
Una Gelida notte D’inferno
È una notte Gelida, anche per fine novembre, fa freddo, un freddo cane. Mi infilo le mani più in fondo nelle tasche, sperando di trovarci un po’ di calore. Tanto Marco arriverà tra poco. A quest’ora sarà in macchina già da un po’, non c’è traffico, ho controllato. Mi sorprendo a sorridere, non capita spesso.
L’ho incontrato due giorni fa in un bar. Un incontro casuale direbbe qualcuno, se quel qualcuno non sapesse che il caso non ha madre. È simpatico, dolce, ma quello che mi ha davvero colpito sono le sue mani. Le sue mani parlano, come se avessero vita propria.
Mi stava raccontando del suo lavoro in ospedale, della sua passione per l’aiutare gli altri, io pensavo solo che volevo le sue mani sulla mia pelle. Le sue mani continuavano a muoversi ad incantarmi.
Si sono gelate solo quando mi ha detto di aver scoperto qualcosa che lo spaventava.
Dovevo portarmi i guanti, anche se per quello che devo fare è decisamente meglio non usarli.
Siamo usciti dal bar e siamo andati a casa sua, un piccolo appartamento al quarto piano.
Il primo bacio in ascensore, il mio vestito non è mai arrivato nella sua camera.
Ci siamo lasciati la mattina dopo dandoci appuntamento per stasera. Lui avrebbe staccato tardi, ma sarebbe passato a casa a fare una doccia e saremmo andati al cinema. Lui era felice, una felicità che si sente nell’aria come una pioggia argentina.
Dio che geloo, ma perché queste cose non succedono mai in agosto. Eccolo, riconosco la sua macchina, una vecchia Fiat di quarta mano che lui cura come cura i suoi pazienti, con pazienza e passione. Passo svelto, entra in casa. Fischietta, fischietta la canzone che c’era al bar quando mi sono avvicinata. E’ giovane e dolce, due qualità che il mondo di oggi apprezza molto poco. L’ascensore è lento, ma è meglio che mi prepari.
Mi fa strano guardarlo da qui, attraverso le lenti, mi sembra ancora più bello. Sta scegliendo cosa mettersi: Giacca o maglione? Alla fine sceglie la giacca, accetta il freddo per sentirsi più bello. Aspetto ancora un attimo, lascio che si spogli prima. Ecco, si è seduto. Tiro il grilletto.
Il silenziatore smorza il rumore, ma i piccioni intorno a me scappano lo stesso, qualcuno per strada si gira, ma niente altro. Marco si accascia, il colpo lo ha preso su una tempia, non lo ha nemmeno sentito. Chissà cosa aveva scoperto. Lunedì incasserò l’assegno.

