Todoroki
Mondo animato,  Psicologia,  Serie TV

Gelo e Fiamma come supplementi di un’unità.
Todoroki

My Hero Academia: un mondo dove avere superpoteri non è più un sogno, ma è la normalità.
Ormai il 90% della popolazione è dotato di uno o più quirk (il nome dato a queste super-doti), e la lotta tra bene e male, tra Amore e violenza, ha definitivamente cambiato portata, nella vita di tutti i giorni.

Mezzo ghiaccio mezzo fuoco: questo è il quirk di Shoto Todoroki, giovane ragazzo adolescente giapponese in cerca di sé.

Doppio quirk, scissione interna

Madre con ghiaccio come dote, padre con fuoco come dote. Risultato: metà ghiaccio e metà fuoco. Più che risultato, “prodotto”: poiché il padre di Shoto Todoroki ha ricercato una donna con un quirk che potesse combinarsi in maniera ideale con il suo, al fine di creare la prole “perfetta”. Testimoni sono i diversi “tentativi” usciti fuori – i diversi figli avuti -, fino alla perfezione trovata in Shoto, egualmente bilanciato.

Ma come accade quando non si tratta con Amore, quando non si vive per Amare, ciò che ci circonda… non si riceve indietro il frutto egoistico che si ricerca. Todoroki ha vissuto un’infanzia difficile, in cui ha imparato ad odiare le aspettative del padre, a porre un freno a ciò che fa parte di lui: ha imparato ad odiare il fuoco.

Gelo

Solo questo è l’aspetto che apparentemente lo caratterizza. L’utilizzo del ghiaccio è ciò che solamente si sa di lui, ciò che lui esterna nel mondo circostante. Non una fiamma, non una rossa scintilla. Solo il gelo che emana da lui. Un gelo che si rispecchia nel modo di comunicare al mondo la sua personalità: atteggiamenti e comportamenti soft, posati, misurati, ma a tratti addormentati e spenti. Freddi. Niente a che vedere con Hellflame, la “fiamma infernale” che è il quirk di suo padre.

Todoroki siamo noi

Si apre quasi spontaneamente un’interessante riflessione riguardo all’apprezzamento di ciò che siamo: Todoroki, come spesso accade all’uomo, sotto altri aspetti, non accetta una parte di sé. Qualcosa che in fondo fa parte della sua dotazione naturale. E non possiamo additare questa dinamica come un semplice capriccio: non renderebbe giustizia a tutto ciò che Todoroki ha sentito, ha passato, ha sperimentato durante la sua giovane vita… o, forse, non ha sentito, non ha sperimentato.

Un ragazzo illuminato

Ma ogni problema riceve almeno un’occasione grazie alla quale seminare le basi per un cambiamento, per una risoluzione… e un’occasione importante viene donata a Todoroki da un ragazzo fantastico, un suo coetaneo, studente nella stessa accademia per eroi: Izuku Midoriya. Deku – così il suo nome da eroe – ne ha passate tante, e il suo più grande sogno si sta coronando; allo stesso tempo, è capace di vedere aspetti e dimensioni che altri non vedono, grazie alla sua grande maturità e saggezza. Durante un incontro tra i due in un torneo importante, Deku coglie la caratteristica di Todoroki, che usa solamente il ghiaccio per ostacolarlo: dunque lo sprona ad usare tutte le facoltà di cui è in possesso, a non limitarsi all’uso del ghiaccio. In questo senso, lo aiutanonostante, in quel momento, sia un suo rivale. Vede la sua difficoltà nel considerare il suo lato sinistro, ossia quello del fuoco. E decide di parlare.

Emancipazione

Ciò che Deku dice a Todoroki è semplice, ma di un’evidenza lampante che scuote profondamente il ragazzo: a volte le semplici verità nascondono molta profondità. “È tuo! È il tuo potere, o sbaglio?” (p. 78, vol. 5 del manga My Hero Academia). Da quel momento, Todoroki riscoprirà il ricordo delle parole di sua madre, la quale lo spronava con dolcezza a non essere condizionato dal legame che aveva con suo padre.

Immagine 1. Todoroki che, dopo aver elaborato le parole di Deku, sblocca il suo lato sinistro.

“Non essere prigioniero del tuo sangue”

Questo è un insegnamento che non vale solo per Todoroki. No… questa è linfa preziosa che va estratta da tutti noi fino all’ultima goccia. Per quanto il condizionamento fisio-biologico, un legame di sangue, una dote o un difetto ereditati possano ricordarci chi ce l’ha tramandata, chi ci ha resi materialmente e causalmente partecipi di quella caratteristica, siamo noi a vivere quella caratteristica. Siamo noi ad accoglierla nel nostro corpo e nel nostro spirito. E per quanto i geni possano convincere, notando noi la somiglianza tra l’aspetto ereditante e quello ereditato, una visione libera della questione non può ignorare la verità e la realtà dell’unicità che contraddistingue ogni essere vivente. Ognuno è solo sé stesso, e non può essere ridotto a qualcun altro, men che meno a una parte di sé. La qualità in dotazione sarà una qualità propria, e niente potrà ridurla a quella di un’altra persona.

Perciò, non convinciamoci di un terribile condizionamento che, in fondo, non esiste. Non come tendiamo a concepirlo.

Con tutti e due, Todoroki è più forte

Todoroki vuole diventare un Hero. Il possedere uno o più quirk, o super-doti, è un’ottima base di partenza per assumere nella società un ruolo negli ultimi decenni diventato raggiungibile: l’Hero. Diventare eroe è ciò che spinge Todoroki a combattere, ed anche a sbloccare il suo lato fiammante: infatti, solo con il gelo dalla sua parte è molto potente. Ma con entrambi, è quasi imbattibile. Armonizzando le parti, si arriva alla piena espressione di sé.

Immagine 2. Todoroki: mezzo ghiaccio mezzo fuoco.

La giusta misura nell’espressione del nostro quirk

Questo è un insegnamento che ci viene dato da Kohei Horikoshi, autore della storia di My Hero Academia, ma non solo. Molti grandi pensatori della storia hanno parlato di questi argomenti. Aristotele è uno di loro, ed è anche l’inventore dell’espressione: “in medio stat virtus”.

Egli parla molto di eudaimonìa, ossia di felicità, intesa come buona riuscita del proprio demone. Il “proprio demone” è inteso – con accezione differente a quella in uso attualmente – come il proprio “essere divino”, il proprio genio, per estensione le proprie doti,le proprie qualità che caratterizzano la nostra unicità. Lo scopo della vita, ossia raggiungere la felicità, comporterebbe dunque il dare fondo alle proprie unicità – dopo averle conosciute guardando dentro sé stessi – realizzandole bene (eu-).

Ma ciò su cui pone l’attenzione Aristotele, tornando alla sua espressione di cui sopra, è il fare ciò secondo misura, ossia rispettando un limite. Quale limite? Il limite imposto dalla natura di esseri umani, sicuramente, ovvero ciò che naturalmente ci pone dei freni. Dunque, agire cercando di evitare gli estremi – tramite un percorso graduale e sempre più maturo – ed abbracciando la naturale e giusta misura sarebbe la maniera per far risplendere come una stella nel buio ciò che ci contraddistingue come unici.

Sezione contenuti consigliati

  • Anime My Hero Academia, attualmente disponibile su Netflix.
  • Manga (fumetto) My Hero Academia, di Kohei Horikoshi, edito in Italia da Star Comics (in particolare il vol. 5, in cui avviene la vicenda di cui ho parlato).

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