Teatro

Il gelo del teatro non ferma il cuore: parola di Eduardo


Il gelo e il cuore a teatro vanno a braccetto: un ossimoro che cammina felice sulle assi di legno del palcoscenico. Spieghiamolo in parole povere (anche la povertà del resto è eccellente compagna degli attori): il gelo è precisione, disciplina, spietatezza; senza di esso il cuore di chi recita vaga nel vuoto. L’ardore, l’entusiasmo, le emozioni hanno bisogno di vincoli concreti, a volte crudeli, per poter brillare senza disperdersi.

L’istinto del teatrante lanciato alla deriva è come un cavallo bianco che sfreccia nel deserto, bello e vano nel suo galoppo senza meta. Se invece a questa immagine, che sa un po’ di Arabia perduta, subentra il rigore del mestiere e della professionalità, ecco che avremo un cavallo che non solo parte ma – udite udite – arriva.

Arriva a chi? Al pubblico, ovviamente. Perché le emozioni troppo forti soddisfano chi recita, non chi vede. L’espressione smodata del Sé brucia attori e attrici come un fuoco, e poco resta per gli altri che guardano: il flusso della comunicazione si interrompe. Dunque, il gelo di cui sopra non smorza, anzi porta alla temperatura giusta.

Certo, ora il teatro vi sembrerà un ecosistema carino, tiepido ed equilibrato che manco Tenerife. In realtà, non è così: il gelo e il fuoco spesso fanno a cazzotti, prima di accordarsi. L’armonia si paga e il prezzo lo conosce soltanto chi sul palcoscenico ci vive. Adesso potrei spingermi su considerazioni come: la necessità di essere crudeli con noi stessi, l’incontro con gli abissi del Sé, la teoria dell’ampolla di fuoco, cosa significa “prendersi la luce”. Potrei approfondire, sì, e potrei farvi due endless coglions da paura. Basterà invece ricordare, con un brivido leggero, che lo stesso meccanismo non vale solo nei dialoghi sulla scena, ma in quelli della nostra vita, sempre sospesa tra ascolto e parola. Avete mai sperimentato gli svantaggi del parlare troppo e ascoltare poco? Si finisce per annoiare o per non essere capiti.

Gelo e commozione a Taormina

Detto questo, lo sbalzo termico-artistico di cui parlo potrà spiegarvelo soltanto il vostro cuore. Basterà che decidiate di farvi un percorso emozionale a teatro invece che in una spa. Poi, se proprio volete leggere/ascoltare qualcosa che renda l’idea, vi consiglio di godervi il motivo per cui ho scritto questo articolo: l’ultimo discorso pubblico pronunciato da Eduardo De Filippo nel teatro greco di Taormina. In lui convivevano l’anima della commedia e della tragedia, del teatro di tradizione e della vita vera, l’anima di Napoli dalle mille canzoni, miserie e nobiltà. Un’icona immensa della cultura italiana e partenopea, al pari di Totò, di cui era buon amico. Per non parlare poi di suo fratello Peppino e di tutta la loro compagnia.

In poche parole: uagliò! Se non li conoscete, affrettatevi a recuperare. Prima di chiudere, vi regalo un paio di consigli d’approccio all’autore: Natale in casa Cupiello e Filumena Marturano. Infine, come promesso, vi lascio la trascrizione e il link da cui ascoltare le parole più preziose, scoperte e toccanti di uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

Voglio vedere anch’io il teatro che non si arrende, il teatro che va avanti. Con i giovani, con gli anziani, con i vecchi come me. Va avanti. Ecco perché io sono tra voi stasera. Fare teatro sul serio significa sacrificare una vita. Sono cresciuti i figli e non me ne sono accorto… meno male che mio figlio è cresciuto bene. Questo è il dono più grosso, più importante che ho avuto dalla natura; senza mio figlio forse io… scusate. Me ne sarei andato all’altro mondo tanti anni fa e io devo a lui il resto della mia vita. Lui ha contraccambiato in pieno. Scusate se io faccio questo discorso e parlo di mio figlio: non ne ho mai parlato. Si è presentato da sé, è venuto dalla gavetta, dal niente, sotto il gelo delle mie abitudini teatrali. Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare, è stata tutta una vita di sacrifici e di gelo: così si fa il teatro, così ho fatto. Ma il cuore ha tremato sempre, tutte le sere, tutte le prime rappresentazioni e l’ho pagato. Anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere… anche quando si sarà fermato.

Eduardo De Filippo

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