
Il limite come opportunità di comprensione dell’essere umano
Limite non è una parola che avrete sentito molto, se non in contesti tecnici e/o specifici.
L’accezione di cui vi voglio parlare oggi riguarda l’applicazione del termine “limite” all’essere umano: in altri termini, i limiti dell’uomo.
I limiti dell’uomo
Quali possono essere i limiti dell’uomo? Pensiamo, ad esempio, ad una delle possibilità più rincorse, senza successo, dall’essere umano di ogni tempo: volare. L’uomo può di certo usare dei mezzi per stare in aria, come gli aerei o gli elicotteri, ma non è costituzionalmente in grado, lui stesso, di volare. In questo caso – come in molti altri che si potrebbero portare ad esempio – parliamo di un limite fisico e materiale. Ma esistono altri tipi di limite?

Bi-partito o tri-partito?
Per rispondere a questa domanda, si potrebbero esplorare le partizioni (ossia, le divisioni in parti) che hanno riguardato, per centenni di pensiero filosofico, l’analisi dell’essenza dell’uomo. Sintetizzando un discorso che potrebbe non finire mai, possiamo affermare che esistono alcune teorie che concepiscono l’essere umano come bipartito (costituito di mente e di corpo), mentre altre teorie che aggiungono una terza parte, quella spirituale, andando dunque a definire l’uomo come tri-partito (costituito di mente, corpo e spirito).
Di certo, obiettivo di questo articolo non è convincervi di un modello di uomo rispetto ad un altro, né esporvi ogni contributo al riguardo per chiarirvi le idee, ma siate consapevoli che d’ora in avanti verrà preso in considerazione il modello tripartito, dove l’elemento spirituale gioca un ruolo fondamentale.
Il limite naturale
Dunque: è lecito assumere che per ogni parte, o caratteristica essenziale, dell’uomo esista una sorta di limite? Scopriamolo.
Abbiamo visto l’evidenza del limite materiale, relativo alle capacità motorie e più in generali inerenti al corpo dell’essere umano.
Come ben comprensibile, “limite” può essere accostato al significato di “linea di confine”, dunque una soglia oltre la quale è impossibile andare. Ma è sempre impossibile? Nel caso del volo, abbiamo visto che sì: è impossibile. Anche se ci si può provare: si può provare ad oltrepassare anche il limite più invalicabile. Questo discorso diviene molto affine a quanto accade per la vita mentale. Le risorse mentali dell’uomo sono sottoposte alla legge naturale, come anche quelle corporee, e quindi sottostanno a dei criteri che permettono lo sviluppo e l’autoconservazione dell’organismo.
Provando, ad esempio, a stare svegli per molto più tempo di quanto la natura ci suggerisce, incontreremmo difficoltà enormi ad adempiere il funzionamento normale cui siamo abituati. Questo limite, che ripeto essere dettato dalla nostra dotazione naturale, si configura come corporeo e mentale insieme. Queste due parti dell’uomo, infatti, sono collegate.
Il limite relativo alla mente
Anche le altre facoltà cognitive dell’uomo, come la memoria, hanno dei limiti. Un determinato modo di funzionare, con molte dinamiche, e quindi anche delle “forme” entro le quali operare. Dei limiti non travalicabili. Anche in questo caso, un uomo potrebbe provare ad esasperare la memoria per ottenere risultati improbabili, ottenendo in ultima istanza solamente un sovraccarico del sistema ed avvicinandosi così ad un (più o meno) “hard reset” che lo riporterebbe allo stato inziale.
Spiritualità
Così, abbiamo stabilito che esistono dei limiti materiali per quanto riguarda il corpo e la mente umani.
Ma possiamo stabilire lo stesso per quanto riguarda l’ambito spirituale umano? Per prima cosa, proviamo a definire la spiritualità: essa riguarda qualcosa di non tangibile, non concreto e non materiale; qualcosa che va al di là di tutto ciò. Potremmo affermare che la spiritualità è la relazione che l’uomo ha con qualcosa di invisibile e profondo che è chiamato a considerare per sua natura. In effetti, la spiritualità è quel qualcosa che completa l’uomo, donandogli la possibilità di indagare e scoprire il senso del suo essere e della sua esistenza, nel mondo e in mezzo agli altri.
Esistono limiti spirituali?
Personalmente credo che in questo campo non possano esistere veri limiti o limitazioni: la potenziale profondità spirituale dell’uomo è molto vasta, più di quanto possiamo immaginare. L’essere umano, costituito delle due dimensioni, una materiale e tangibile e l’altra immateriale e invisibile, si trova spesso in lotta tra di esse, trascinato da un lato dalla sua materialità, e destinato dall’altro a un elevamento spirituale infinito. Argomentare e parlare in maniera approfondita di quanto appena detto richiederebbe molto tempo e molto spazio, perciò mi fermerò qui.
Limiti assoluti e limiti relativi
Ricapitolando: mentre per le sue parti corporea e mentale l’uomo incappa in dei limiti evidenti e costituzionali, l’ambito spirituale rimane scevro di tali catene.
Ora, vorrei farvi riflettere sul termine “costituzionale” appena usato. Se i limiti dell’uomo sono costituzionalmente esistenti, allora potremmo anche non definirli veri limiti, poiché non è inscritta nella natura umana la possibilità di svolgere determinate azioni: in altri termini, se l’uomo non può volare per sua natura, sarebbe futile e puramente accessorio affermare che volare è un suo limite; semplicemente, questa possibilità non è inscritta nella sua natura.
Allora, a mio parere possiamo affermare che in termini assoluti l’uomo sottostà ad alcune limitazioni invalicabili, mentre in termini relativi l’uomo non ha limitazioni, poiché nella sua natura non sono iscritte determinate possibilità, come similmente nella natura di un pesce non è iscritta la possibilità di camminare.
L’educazione alla giusta misura
Nonostante questa precisazione, credo che bisogni dedicare sufficiente attenzione al concetto di limite. In particolare, il limite umano. Infatti, una differenza sostanziale tra l’uomo e gli altri animali è che l’uomo può decidere liberamente di travalicare i confini della propria natura e mettere in atto delle azioni, quindi, che vanno contro la sua natura. Mentre questo non vale per il pesce, che non proverà mai a camminare, l’essere umano può tentare di volare, nonostante ciò non sia iscritto nella sua natura. Questo è possibile grazie alle facoltà propriamente umane della ragione e della volontà.
Proprio in base a quanto detto, si può facilmente comprendere come esista il rischio di incappare in situazioni che snaturano in un certo modo e in un certo grado sé stessi. Inoltre, di fronte a una società (in particolar modo quella occidentale) che coltiva ed esalta il fenomeno della “illimitatezza” (basti pensare alla banale proposta pubblicitaria di un “internet senza limiti”), questo rischio appare ancora più grande, poiché manca una misura del giusto limite che possa educare ed accompagnare l’uomo in un percorso di vita equilibrato, che si ponga nella giusta misura. Giusta misura che, non a caso, viene considerata da Aristotele come il segreto dell’azione virtuosa e dell’espressione eccellente e sana delle doti e potenzialità umane: “in medio stat virtus”.
La cultura del limite
Quella che potremmo definire “cultura del limite”, allora, assumerebbe senso proprio nella possibilità dell’uomo di agire contro, o meglio oltre-natura, tentando di oltrepassare le condizioni poste dalla propria natura, provocando in tal modo a sé stesso (e a volte anche all’altro) grande sofferenza, nonché un k.o. causato dal correre con tutta la forza che si possiede contro le corde elastiche di un ring, le quali non possono far altro che mandarci indietro con altrettanta potenza, sbaragliandoci.
Sezione testo consigliato
Aristotele, Etica Nicomachea

