
Un inchino magico. Harry, ti presento Fierobecco
Hai mai pensato di doverti inchinare a un animale per poterlo ammansire? Chiunque storcerebbe il naso, ma se fossi nei panni di Harry Potter non avresti molta scelta. Eppure da un semplice gesto nasce un rapporto duraturo, un legame speciale e decisamente salvavita. Ma andiamo per gradi.
Una lezione fuori dall’ordinario
Siamo a lezione di Cura delle Creature Magiche, è il terzo anno scolastico e Hagrid, conosciuto principalmente come il guardiacaccia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è alle prime armi col suo lavoro di insegnante e pensa bene di presentare ai suoi studenti una creatura del tutto particolare: un ippogrifo, un essere mitologico che è a metà cavallo e a metà aquila. “Ora, la prima cosa da sapere degli Ippogrifi è che sono orgogliosi” e “facili da offendere”1. Per avvicinarli è importante essere educati, gentili e rispettosi. “Dovete sempre lasciargli fare la prima mossa […]. Camminate verso l’Ippogrifo, fate un inchino2, e aspettate. Se anche lui fa un inchino, potete toccarlo”3.

Se nel terzo film della saga cinematografica, dal titolo Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Harry è costretto a offrirsi come volontario, nel terzo libro della saga letteraria Harry si fa avanti spontaneamente per aiutare il suo amico Hagrid, anche se non riesce a nascondere il suo timore. Incontra così Fierobecco, un ippogrifo dal manto grigio, dal carattere fiero – come suggerisce il nome – e permaloso. Harry si avvicina piano, fa un inchino timido e poi aspetta. La tensione è palpabile, perfino Hagrid sembra non essere certo che Harry sia riuscito a conquistarlo, ma poi avviene la magia:
L’ippogrifo piegò all’improvviso le ginocchia squamose, e si abbassò in quello che era un inconfondibile inchino.
J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Inchino: reciprocità e scelta
Ed ecco l’elemento più innovativo: l’inchino non è unidirezionale, ma reciproco. Trovo rilevante che J. K. Rowling, autrice e ideatrice della storia, abbia voluto evidenziare che Fierobecco risponde allo stesso modo di Harry. Gli animali comunicano principalmente attraverso i loro movimenti, seguono determinati rituali (si pensi alle tipiche fasi dell’accoppiamento) e perché una comunicazione uomo-animale possa funzionare occorre trovare una via, spesso anche bizzarra. La reciprocità del gesto rende possibile la costituzione di un rapporto di eguaglianza. Non sono io che mi sottometto a te e viceversa, ma entrambi decidiamo di fidarci e stimarci a vicenda. Di conseguenza, come nelle vere amicizie, saremo l’uno la spalla dell’altro.
Un altro tema su cui riflettere riguarda la scelta di inchinarsi o meno. Fierobecco valuta Harry, segue il suo istinto, ma non è scontato che si inchini. La diffidenza è la più spontanea risposta, superata la quale si apre uno spiraglio di possibilità. Harry nel corso della storia, con l’aiuto di Hermione e della Giratempo, riuscirà a salvare la vita a Fierobecco accusato di essere pericoloso e dunque destinato alla soppressione. A sua volta, l’ippogrifo non si tirerà indietro di fronte alle necessità dell’amico. La lealtà nei confronti di Harry è infatti ben presto dimostrata: oltre a permettere a Hermione di salirgli in groppa nonostante la reciproca diffidenza, sarà proprio lui a portare Sirius Black, il padrino di Harry ricercato ingiustamente per un crimine non commesso, lontano da Hogwarts. Da bravo animale ammette nella sua cerchia le creature del branco.
Ma Black continuava a guardare Harry.
“Non potrò mai ringraziarti…”.
“VAI!” urlarono insieme Harry e Hermione. Black fece voltare Fierobecco verso il cielo aperto.
“Ci rivedremo” disse. “Sei… davvero il figlio di tuo padre, Harry…”.
Colpì i fianchi di Fierobecco con i talloni; Harry e Hermione fecero un balzo indietro mentre le enormi ali si dispiegavano di nuovo. L’Ippogrifo prese il volo. Davanti agli occhi di Harry lui e il suo cavaliere diventarono sempre più piccoli, poi una nuvola passò davanti alla luna… e sparirono.
J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Inchino: attenzione alle false devozioni
Non tutti gli inchini però sono sufficienti a costruire una relazione stabile. Possono certo sembrare promettenti, soprattutto nel caso ci si trovasse di fronte a un ippogrifo, ma non garantiscono il successo. Se nel film Draco Malfoy, l’acerrimo antagonista di Harry, aggredisce direttamente Fierobecco senza alcuna cerimonia causando una reazione di difesa da parte dell’animale, nel libro invece – e ciò è davvero significativo – Malfoy si inchina a Fierobecco, che ricambia. L’ippogrifo sembra offrire a Draco una possibilità. Da bravo Serpeverde, però, Draco fa prevalere il vanto sull’umiltà. Dimenticandosi di continuare a coltivare il rispetto, si esalta per la sua impresa davanti ai suoi amici fedeli, Tiger e Goyle, e inizia a sbeffeggiare con aria saccente Fierobecco (“Scommetto che non sei per niente pericoloso, vero?” disse all’Ippogrifo. “Vero, brutto bestione?”4) che, punto nell’orgoglio, reagisce attaccandolo. Le false devozioni portano alle false relazioni.
Note
1 J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
2 Neretto mio.
3 J. K. Rowling, op. cit.
4 Ivi.


Un commento
Marco Siliquini
Molto bello!