
Nell’inchiostro se stessi
Ecco che arriva. Una voce nella testa parla, anzi sussurra. Tutto accade in un attimo. Devo fare in fretta. Apro il quaderno sulla scrivania e cerco una pagina bianca. L’ispirazione, quando arriva, bisogna assecondarla. Bisogna diventare suoi umili servitori. Prendo la penna e annoto l’idea, disordinata e apparentemente sconclusionata. Ma poi con il tempo diverrà a poco a poco più chiara, complessa e aumenteranno i dettagli. Succede sempre così.
(Brano inedito)
Sono all’ultima parola, ormai l’idea è catturata, quando la penna perde dalla punta inchiostro in eccesso. L’inchiostro è nero, pesante, si imprime sulla pagina bianca. I suoi bordi sono disordinati, sembra catturare tutto in sé, la luce, il mio sguardo. E io mi perdo in essa, come se quella piccola macchia d’inchiostro potesse rivelare me stesso e i miei più profondi oscuri segreti.
Rorschach e l’idea dietro le macchie d’inchiostro
È possibile che una cosa così materica, apparentemente senza alcun significato, possa catturare ciò che cela la mente umana? Lo psicologo Hermann Rorschach credeva di sì. Così ideò un test per indagare la personalità dei propri pazienti, che consisteva nella visione di macchie realizzate piegando a metà il foglio su cui aveva schizzato l’inchiostro. Il test di Rorschach prende spunto da Leonardo da Vinci, Botticelli e da un gioco risalente al tardo diciannovesimo secolo. Anche un medico tedesco Justinus Kerner, nel 1857, pubblicò un popolare libro di poesie, ognuna delle quali ispirata proprio da una macchia d’inchiostro creata accidentalmente. Tuttavia è di Rorschach il merito di aver creato un primo approccio sistematico, utilizzato ancora oggi.
La vera domanda è: tu cosa vedi?
Dimmi cosa vedi e ti dirò chi sei: su questo si basa questo tipo di test, che si fonda sulla teoria freudiana della proiezione attributiva. Più semplicemente, se lo stimolo è ambiguo e privo di un significato specifico, quel che il soggetto coglie è un’attribuzione di contenuti che, in realtà, appartengono all’inconscio del soggetto stesso. Ciò che si vede non è altro che una proiezione di aspetti nascosti della sua personalità. Attraverso le 10 tavole da cui è composto il test delle macchie d’inchiostro, di cui 5 in bianco e nero, 2 in nero e rosso e 3 a colori, lo psicologo riesce ad indagare il funzionamento del pensiero, l’esame di realtà, il disagio affettivo e la capacità di rappresentazione corretta di sé e degli altri nelle relazioni.
Come leggere la mente: l’interpretazione delle macchie d’inchiostro
Le tavole vengono sottoposte all’attenzione del soggetto una alla volta e, per ciascuna e senza limiti di tempo imposto, gli viene chiesto di esprimere cosa raffigura la tavola. A quel punto lo psicologo analizza ogni dettaglio della risposta. La forma riscontrata, per esempio, indica gli aspetti cognitivi: il pensiero è preciso, coerente, in contatto con la realtà? L’interpretazione del colore è, invece, legata agli aspetti affettivi, all’emotività. Chi dà risposte legate al colore della macchia è definito “extratensivo”, questo vuol dire che vive proiettato verso l’esterno, in “azione”, è più pratico che riflessivo e si adatta facilmente a situazioni molto diverse. Sono di questo tipo le persone estroverse ma, spesso, anche quelle più superficiali. Infine vedere figure umane in movimento è un’indicazione della capacità del soggetto di progettare, di creatività, di dinamismo. Chi dà risposte legate al movimento è, invece, un “intratensivo”. Preferisce il pensiero all’azione e non ha molti contatti con la vita pratica.

Ma ci sono altri elementi a cui prestare attenzione, come il contenuto. Se la risposta alla domanda “che cosa vedi?” riguarda il cibo, ciò mostra la tendenza del soggetto a prendersi cura degli altri. Invece se si vede un oggetto inanimato, il paziente probabilmente ha una mente logica. Infine una risposta come “pericolo” indica la preoccupazione per qualcosa. Inoltre se l’immagine vista appare soprattutto al centro della macchia, ciò può significare che chi la guarda pensa al presente, mentre se è nella parte più alta della macchia, indica che il soggetto è piuttosto tenace. Infine se la risposta viene trovata negli spazi bianchi, siamo di fronte ad una persona altamente creativa.
Curiosi di fare il test? Purtroppo le tavole originali che vengono sottoposte al paziente non possono essere divulgate. Sono disponibili solo delle copie simili. Il motivo è semplice. Il test si basa sull’istinto, sulla prima parola che viene alla mente. Non ci possono essere trucchi. Solo perdendosi nel nero dell’inchiostro per la prima volta è possibile ritrovare davvero se stessi.

