Ricetta
Antropologia,  Psicologia,  Sociale

Ingredienti per mettere su una ricetta nella vita

Chiamare questo articolo “ricetta per la vita” mi sembrava leggermente pretenzioso. È meglio parlare di qualche “ingrediente” che si può isolare e analizzare per poi avere delle basi per creare una ricetta personale. Il grande senso del discorso, però, è quello. Cercare di trovare dei punti fermi che nella vita di ognuno possano essere dei riferimenti di partenza su cui impiegare le proprie energie. Cercherò di descriverne alcuni che mi sembrano importanti.

1. Non barattare il buono per il bello

È incredibile quanto nei giorni scorsi mi sia venuta in mente la canzone di Luca DirisioLa ricetta del campione”, quando pensavo alla stesura di questo articolo. Ignorarla, a questo punto, sarebbe un torto ai miei collegamenti mentali. Cosa significa “non […] barattare il buono per il bello”, come dice Luca? Lui continua: “è là che si distingue un manager dall’uomo”.

Ciò che è buono è per definizione desiderabile dal punto di vista della qualità; una qualità che possa risultare utile al proprio essere, dal punto di vista interno anzitutto. Il punto di vista esterno è secondario, o meglio conseguente al primo.

Invece la bellezza, un importante aspetto della vita, è un qualcosa che ha come caratteristica costitutiva l’essere ammirato, l’essere contemplato: infatti noi diciamo che una cosa è bella perché così risulta alla nostra percezione. Dunque, in questo caso ci si concentra più sull’esterno che sull’interno.

Il punto focale della questione è che dal buono, ovvero da qualcosa che in sé contiene qualità e reale utilità per il proprio essere, deriva di per sé qualcosa di bello. Ovvero, la bellezza deriva dalla bontà. In altri termini, potremmo dire che la bontà, l’unità e la verità (che sono i tre trascendentali dell’essere, dove per “trascendentali” si intendono “caratteristiche proprie ed essenziali”) si armonizzano e si esplicitano nella bellezza.

Si potrebbe arrivare a dire che non ci sia bellezza senza il buono, senza il bene. O meglio, che non ci sia reale bellezza senza il bene. Ovvero, che il bello senza il bene è qualcosa di effimero ed ingannevole. La bellezza poggia sul bene, sul buono, ne è manifestazione spontanea. Attenzione, dunque, a (non diventare) quei “manager” (tornando alla metafora di Dirisio) che, trattando con superficialità il “buono”, lo sostituiscono facilmente per qualcosa che appare essere “bello”, ma che effettivamente non ha correlazioni reali con il “buono”, rivelandosi dunque in seconda battuta una bellezza non autentica.

2. Non identificarti con ciò che non sei

Questo non equivale al dire “identificati con ciò che sei”. Significa invece “non identificarti con le caratteristiche che ti caratterizzano”. Infatti, esse ti caratterizzano: sono infatti caratteristiche. Non bisogna commettere l’errore di pensare che esse corrispondano a te stesso. Sono delle connotazioni, ma non possono sostituirsi a te. Tu sei più grande di ogni caratteristica che possa attribuirsi a te.

Con “caratteristica” intendo pensieri, emozioni, condizionamenti, comportamenti, paure, doti e quant’altro. Il rischio di identificazione con essi è quello di abbassarsi a un livello terreno in cui ci poniamo nella condizione di schiavitù rispetto a certe dimensioni da noi sopra-elevate ed esaltate. Passo dopo passo, impegniamoci a far cadere l’identificazione con frammenti che caratterizzano la nostra vita mentale e le nostre espressioni concrete quotidiane. Dato che tu non sei in ultima istanza tutto questo, non identificartici.

3. Premessa l’esistenza delle inclinazioni, non diventiamo loro schiavi

Connesso al punto precedente: le direzioni che prendiamo nel nostro agire quotidiano sono molte, riconducibili ad alcune tendenze – queste, meno numerose. Queste ultime costituiscono delle inclinazioni, ossia delle “pendenze” a cui siamo soggetti per la – metaforica – “forza di gravità”, e che percorriamo a volte per inerzia. Ognuno di noi ha le sue inclinazioni, i suoi piani inclinati su cui si trova in varie situazioni, rischiando di rotolare verso il basso, senza opporre resistenza alla gravità.

Questi piani inclinati possono essere condizionamenti emotivi, condizionamenti cognitivi, abitudini, atteggiamenti (e altro…), a volte non sani o non veramente funzionali. Nonostante possiamo essere portati a muoverci verso il basso, magari per abitudine, o per chiusura mentale, non possiamo ritenere ogni nostra inclinazione giusta e rispettosa nei confronti nostri e degli altri.

Dobbiamo dunque allenarci a liberarci dai vincoli della gravità, così da proporre azioni e comportamenti – o anche pensieri – talvolta diversi, che possano resistere alla forza che ci trascina verso il basso. Potremo in questo modo ribaltare alcuni piani inclinati che non ci piacciono e che scopriamo essere dannosi per noi stessi e/o per gli altri con cui ci relazioniamo. E liberarci gradualmente, così facendo, da una rischiosa schiavitù imperante. Di qui al prossimo argomento, si fa in un attimo.

4. L’uomo è libero di scegliere!

L’uomo è intrinsecamente capace di libero arbitrio, poiché possiede l’intelletto. L’intelletto ci dà la possibilità di contemplare, analizzare, considerare varie dimensioni, ed anche di porre un confronto in sede ad una scelta: soppesando un elemento o un altro, ecco che l’intelletto ci suggerisce una o l’altra opzione, andando a caratterizzare l’altra peculiarità dell’uomo (oltre all’intelletto stesso) che è la libera scelta (atto proprio della volontà umana).

La libera scelta si può direzionare verso un foglio o una penna – se stiamo scegliendo con che cosa scrivere su un foglio. Oppure, parlando più in grande, un uomo può decidere di intraprendere azioni che portano al reale bene o solo ad un apparente ed effimero bene. Quando l’uomo sceglie azioni che lo portano al bene reale, si eleva spiritualmente, e impiega solidi materiali nella costruzione della propria vita.

Suggerimento: di solito il bene reale è quello a lungo termine, il che implica che esso non è caratterizzato da un’esplosione di piacere sul momento, cosa che invece caratterizza spesso i beni effimeri a breve termine.

5. Apriti all’altro, seguendo l’esempio della vita

Molte scelte umane possono essere ricondotte al binomio “io o l’altro?”: in altri termini, è più opportuno scegliere in senso egoistico oppure in senso altruistico? Una risposta può essere data guardando all’essenza della vita stessa: la vita è dappertutto. Essa si diffonde con generosità. Laddove può, si insinua. Poiché noi siamo esseri vivi, fa parte di noi il condividere con gli altri, l’aprirci agli altri, il donarci agli altri.

Mauro Scardovelli parla del senso dell’esistenza come l’“ampliare la rete delle relazioni armoniche”, e questo significa aprirsi all’altro. Egoismo significa dividere per accaparrarsi un bene. Altruismo significa con-dividere il bene con l’altro. La morale e la logica proposte continuamente dalla società odierna sono purtroppo fortemente improntate all’egoismo, dunque a qualcosa che in certa misura è contro la natura della vita.

6. Basta commentarii. Lasciamoli agli antichi

I commentarii sono opere letterarie antiche di stampo storiografico (attribuite a Giulio Cesare). Esse fornivano informazioni utili per la conoscenza dei popoli stranieri incontrati durante le campagne militari. I dati grezzi e le vicende venivano narrate, però rielaborandole, dall’autore.

L’ultimo consiglio, punto di riferimento, pilastro del vivere, o come lo si voglia chiamare, che vi vorrei dare oggi è quello di evitare i commenti. I commenti al proprio vissuto sono qualcosa che abbiamo appreso, crescendo, in maniera troppo massiccia e soffocante. Il mio augurio è che possiate vivere la pienezza delle vostre giornate stando nel flusso di ciò che vivete, senza forzare l’inserimento di commenti e interpretazioni che a volte fanno davvero, davvero tanto danno.

Sezione materiali consigliati

Nello scrivere questo articolo mi sono ispirato a:

– la canzone di Luca Dirisio “La ricetta del campione”

– materiale audiovisivo (video) di due psicologi: Mauro Scardovelli e Antonino Tamburello.

Su YouTube è possibile trovare una grande mole di loro contenuti, tra i quali quelli cui mi sono ispirato.

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