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Intervista,  Libri

Oltre la pagina scritta: un viaggio tra le città dei romanzi di Riccardo Bertoldi

Scrivere un romanzo d’amore sembra semplice: due ragazzi, un incontro casuale, una storia unica, un happy ending e abbiamo il mix perfetto.
Ma cosa accade quando al destino subentra la realtà? Quando la vera sfida non è trovare l’amore, ma tenerlo vivo, anche se questo significa lottare contro la malattia, la distanza, la quotidianità? 

Sono queste le storie racchiuse nei libri di Riccardo Bertoldi, uno scrittore di Rovereto, autore di tre romanzi di grande successo, pubblicati da Rizzoli.
Milioni di copie vendute e grande seguito sui Social; ma non è questo il segreto del successo: la vera forza della penna di Riccardo Bertoldi sta nella passione e nell’essenza che traspare dai suoi libri: da Resti ad Abbiamo un bacio in sospeso a Scrivimi, il suo ultimo romanzo, l’autore non racconta una semplice storia, ma parla direttamente al lettore, trasmettendo l’importanza di mettersi in gioco e lottare per ciò in cui si crede. 

Scrivimi. Magari ti amo ancora non è solo uno dei suoi romanzi, ma un viaggio. Un viaggio che parte da Nosellari, un piccolo paesino del Trentino Alto Adige e che passo dopo passo, pagina dopo pagina, accompagna i lettori nei luoghi del libro. Ed è lo stesso Bertoldi in un’intervista a guidare il pubblico attraverso le città che ospitano le sue storie. 

Riccardo Bertoldi
Riccardo Bertoldi

Da dove nasce la tua passione per la scrittura?

“Scrivevo fin da bambino: leggevo moltissimo e ricordo che trascorrevo i pomeriggi copiando a mano i libri che avevo letto. Dentro di me ho sempre sentito che la scrittura e l’arte mi appartenevano. 
A scuola ho scelto il Liceo Scientifico più per praticità: me la cavavo, perché studiavo molto, ma persino i miei docenti mi dicevano “Riccardo tu sei portato per il classico”: in ogni caso ho deciso di portare a termine quello che avevo iniziato. 
Quando ho finito il liceo, ho deciso di vedere le cose in modo diverso: invece di cercare la strada più semplice, mi sono chiesto cosa volessi essere e ho fatto il possibile per inseguire i miei sogni e raggiungere i miei obiettivi.
 Ho fatto un corso di Editoria a Torino come redattore editoriale, poi ho cominciato a lavorare in una piccola casa editrice, la New Book Edizioni e parallelamente continuavo a scrivere. Ho pubblicato due libri nel 2014: due libri che oggi non esistono più.
Poi ho avuto questa opportunità, davvero per caso: contrariamente a quanto è successo ad altri scrittori che sono stati contattati, perché avevano grande seguito sui social; nel mio caso il seguito è venuto dopo, quando ho firmato con Rizzoli nel 2017”.

Quindi sei piaciuto subito per il tuo stile di scrittura… 

“In realtà è nata in maniera differente: nella nostra casa editrice c’era uno scrittore, Adessoscrivo, che con il suo romanzo Dieci Magnitudo ha venduto 25.000 copie, che per un piccolo editore è un’enormità. Una mattina ci hanno chiamati Rizzoli, Mondadori e Sperling, perché volevano acquisire i diritti del libro, perciò sono andato a Milano, non per parlare di me, ma per discutere della cessione di quel romanzo.
Mentre eravamo lì, il mio direttore fece una battuta che ricordo ogni volta:

“Questo ragazzo viene da un paese così piccolo, che se esci con una ragazza, devi stare attento che non sia tua parente”

il che è vero, perché Nosellari è davvero come lo descrivo in Resti. 

Il Direttore della Mondadori mi ha fatto restare a Milano e dopo essersi informato su di me, aver visto che avevo seguito sui social, e aver letto il mio primo romanzo che parlava di malattia, un po’ come Resti, mi hanno dato questa opportunità: scrivere una storia d’amore e malattia ambientata a Nosellari.
Dopo aver iniziato con un libro come Resti, su un tema come il cancro, da una parte ti dissoci dalla narrativa comune, d’altra parte c’è la paura di scrivere poi cose superficiali. 
La scelta del mio secondo romanzo Abbiamo un bacio in sospeso è stata completamente diversa, perché è un libro molto più allegro, sul gioco: è nato proprio dall’idea di “separarmi” da Resti, ma era anche un rischio. 
La mia fortuna è che sono molto appassionato: se c’è una cosa di cui sono orgoglioso è che ho scritto tre libri con lo stesso stile, ma tre storie completamente diverse”. 

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Uno dei post delle pagine social di Bertoldi

Tre romanzi, tre storie differenti tra loro, ma con un filo conduttore che le accomuna: l’amore e la voglia di lottare per ciò in cui si crede. Cos’è per te l’amore? Come lo trasmetti in ciò che scrivi? 

“C’è una frase che da anche il titolo ad un libro di Alessandro D’avenia:

“Ogni storia è una storia d’amore”

Questo è un po’ l’amore. Il rapporto tra due persone, ma anche il rapporto con i genitori, con gli amici, con tutto ciò che ci circonda.
L’amore secondo me non è solamente una relazione; è qualcosa che ci permette di comunicare con ciò che ci sta attorno.
Le mie storie sono tutte inventate. C’è molto di me in quello che dicono i personaggi, nel loro punto di vista.
Quello è il mio modo di esprimere ciò che sento: non attraverso la storia, ma attraverso un messaggio: la decisione di reagire anche quando accadono cose brutte, come in Resti, la questione della distanza come una scusa per evitare di scegliere in Abbiamo un bacio in sospeso, mentre in Scrivimi, il mio ultimo libro, l’idea è che non bisogna fermarsi all’idea del primo amore, quello che sembra perfetto, ma sapersi amare anche da imperfetti”. 

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Andrea e Irene, Leonardo e Sara, Elisabetta e Alessandro, Lorenzo e Beatrice. I protagonisti dei tuoi romanzi si incontrano in modi fuori dal comune. Com’è che il destino entra a far parte delle quattro storie, diventando così quell’ “Attimo che ti cambia la vita”? 

“Se c’era una cosa di cui ero sicuro mentre scrivevo questi libri, era che non volevo che questi personaggi si conoscessero in maniera convenzionale, perché è una cosa che mi rappresenta: mi piacerebbe davvero conoscere una persona scambiando un libro o chiuso dentro un negozio di musica con lei.
Non credo molto nel destino, credo piuttosto nella puntualità di alcune cose, ma anche di saper concretizzare le proprie scelte. Gli incontri tra i miei personaggi forse sono frutto del destino, ma quello che cambia tutto è la volontà di superare gli ostacoli e seguire i propri sentimenti”.

Il tuo ultimo romanzo “Scrivimi. Magari ti amo ancora” è molto diverso dai precedenti: una combinazione di musica, parole e video che accompagnano il lettore nel corso delle pagine. Come è nata l’idea di questa struttura?

“Volevo trovare un nuovo modo per far leggere un libro alle persone, regalando un’esperienza diversa, per far avvicinare anche chi non legge: sicuramente l’idea della playlist l’hanno già avuta altri prima di me, però mi piaceva l’idea di creare una colonna sonora. D’altronde ognuno di noi ha una o più canzoni, che quando ascolta quelle note ricordano la nostra vita.
L’idea dei QR Code è una cosa completamente nuova: l’intento è quello di parlare un po’ di me e farmi sentire più vicino ai lettori, ma soprattutto, in un periodo in cui non si può viaggiare, far viaggiare il lettore nei luoghi dei romanzi e quindi andare oltre la pagina scritta e capire cosa c’è dietro ogni storia che racconto”. 

Bertoldi-Romanzi-Scrivimi

La particolarità di Scrivimi sta nel portare letteralmente il lettore nei luoghi dei tuoi romanzi. Che importanza hanno per te quei luoghi? 

Nosellari è il posto in cui sono nato e in cui ho vissuto 18 anni della mia vita, infatti c’è una parte di Resti che è molto autobiografica: i luoghi del romanzo sono i miei luoghi, i nomi dei personaggi coincidono con i nomi dei miei amici. Nosellari è casa.
Verona non è una città che conosco benissimo, ma l’ho scelta perché non volevo allontanarmi troppo dai miei posti. Napoli semplicemente avevo bisogno di un posto distante.
Trento è la mia città: sono i posti che vivo.
Roma è dove ho cominciato a scrivere l’ultimo libro, anche se poi la storia si svolge tutta in Trentino.
Ma ho notato che piace molto come ambientazione: siamo abituati alle grandi città, ma in fondo moltissime serie TV di successo, come Dawson’s CreekThe O.C, Una mamma per amica, sono ambientate in piccoli paesi che hanno un fascino diverso.
Ambientare Resti a Nosellari me l’ha fatta davvero riscoprire.
Io credevo che il mondo fosse fuori da lì, invece parlare di Nosellari per alcune persone è davvero come parlare di un altro modo e ha moltissimo impatto sui lettori”.

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