
La scelta non la fa il Cappello Parlante
Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.
La “scelta” di essere una fan
Ora sarei tentata di dire a chi non ha colto la citazione di abbandonare quest’articolo; invece mi trattengo, e gli consiglio solo molto, molto caldamente di leggere Harry Potter.
Perché ve lo dico, se non lo avete mai fatto, avete perso un’esperienza bellissima: quella di vivere in una seconda casa, Hogwarts; di conoscere dei secondi amici; insomma, di scoprire che una parte di voi è già lì, con la bacchetta in pugno, pronta ad imparare nuovi incantesimi.

Ebbene sì, nel caso non fosse chiaro, sono una fan del mondo magico creato dalla Rowling. Lo sono fin dall’età di sette anni, quando comprai Harry Potter e la pietra filosofale. Non fu una scelta, in quel caso: il libro mi venne praticamente imposto da una commessa della libreria che, forse per qualche dono di preveggenza, mi prese da parte e mi disse: “Se non hai mai letto Harry Potter, è il caso che cominci”.
Cominciai: per completare la lettura rimasi sveglia ben oltre l’orario della nanna – cosa che all’epoca era a dir poco rivoluzionaria. E la mattina dopo mi svegliai con tanta euforia che alla fine, pur di capire di cosa parlassi tutto il santo tempo, anche i miei genitori si lessero non solo il primo, ma tutti gli altri libri. Anzi, mi rubarono pure la prima lettura del sequel, con la scusa che “forse non sono adatti alla tua età, prima li leggiamo noi, così controlliamo”.
Harry Potter, un protagonista spesso disprezzato
Ma torniamo alla scelta, che, insieme al coraggio, è la protagonista assoluta dell’universo potteriano: è la marca distintiva del protagonista. Harry è un personaggio spesso sottovalutato, a volte disprezzato e sempre dato per scontato. Invece è uno dei personaggi più interessanti dell’intera saga, capace di fare scelte impopolari, ma di farle sempre con ironia e convinzione.

Cosa sceglie di fare Harry? Prima di tutto di essere un Grifondoro. Il Cappello Parlante ci prova, a dissuaderlo: “Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza”. Ma lui niente: ha saputo che Voldemort era un Serpeverde e, tanto per evitare pregiudizi, ha decretato che tutti i Serpeverde sono il male. Beh, come dargli torto. Le eccezioni sono davvero poche, ma buone…
Sta di fatto che Harry sceglie, già ad undici anni, di combattere il male. Mai, neppure una volta nei libri, cede al “lato oscuro”, credendo alle bugie di Voldemort. E se per un istante sembra tentennare, al primo anno, quando davanti allo Specchio delle Brame esita, con la pietra filosofale stretta in pugno, si riprende subito. Certo, il punto è che non ha molta scelta. Voldemort ha ucciso i suoi genitori e gli dà la caccia per finire il lavoro. C’è persino una profezia che recita:
“E l’uno dovrà morire per mano dell’altro, perché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive.”
Harry Potter e l’Ordine della Fenice.
Dunque il fato lo spinge a combattere il male, volente o nolente. Ma qui è appunto uno dei più interessanti ed emozionanti nodi del libro, che il film, ahimè, ignora: Harry, lungi dall’essere una pedina del fato, sceglie attivamente come agire. Anche quando la strada è tracciata, decide il proprio destino in autonomia. Così nel Quarto troviamo Harry nel cimitero dove Voldemort è risorto: il suo amico Cedric è appena morto; Harry è solo, un ragazzino di quattordici anni circondato dai maghi più pericolosi dei suoi tempi; il Signore Oscuro vuole solo giocare con lui, torturarlo davanti ai suoi seguaci, prima di ucciderlo. E Harry, in mezzo a questo gioco, fa quella che, a mio avviso, è una delle scelte più coraggiose del libro: esce dal suo nascondiglio, bacchetta in pugno, per affrontare il suo nemico.
E mentre sentiva Voldemort avvicinarsi, seppe una sola cosa, ed era al di là della paura o della ragionevolezza: non sarebbe morto rannicchiato lì come un bambino che gioca a nascondino; non sarebbe morto prostrandosi ai piedi di Voldemort… sarebbe morto in piedi come suo padre, e sarebbe morto cercando di difendersi, anche se nessuna difesa era possibile.
Harry Potter e il Calice di Fuoco

Questa stessa scelta viene affrontata una seconda volta, in modo ancora più doloroso: quando Harry scopre di essere un Horcrux e capisce che, se vuole davvero fermare Voldemort, deve morire a sua volta. A quel punto si avvia verso la Foresta Proibita, una “passeggiata a sangue freddo verso la propria fine.” Ma non ha nemmeno un attimo di cedimento, non pensa di fuggire, di tirarsi indietro: non solo perché non vorrebbe che altri morissero al suo posto, ma perché Harry sempre sceglie ciò che ritiene sia più giusto per tutti, e non importa quale sia il suo prezzo.
Un vero Grifondoro
Trovo che l’Ottavo film, tra tutti i suoi difetti, abbia un innegabile pregio: rappresenta senza ombra di dubbio la guerra, la distruzione e il male al suo apogeo. Si sa – o almeno si spera – che, dove c’è il male, nascerà sempre un eroe a combatterlo. È un percorso tracciato, quasi sembra che l’eroe sia interscambiabile perché dopotutto, chiunque egli sia, dovrà lottare contro tirannia e crudeltà, e per farlo non potrà che compiere le azioni che tutti ci aspettiamo da un eroe. Ma se è vero che essere un eroe non è una scelta, e i migliori si ritrovano ad esserlo loro malgrado, ciò che conta è come scelgono di agire all’interno di quell’eroico cammino. In pratica, è la differenza tra trovarsi a difendere il mondo e scegliere consapevolmente di farlo.
Era, si disse, la differenza fra l’essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell’arena a testa alta. Forse qualcuno avrebbe detto che non era una gran scelta, ma Silente sapeva – e lo so anch’io, pensò Harry con uno slancio di feroce orgoglio, e lo sapevano i miei genitori – che c’era tutta la differenza del mondo.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue
Tutta la differenza del mondo, qui, la fa una scelta che non cambia nulla. Sia che Harry decida di affrontare Voldemort, sia che fugga lontano, è certo che prima o poi quello scontro fatale avverrà. Eppure è fondamentale questo cambio di prospettiva. Perché le grandi scelte, spesso, non rivoluzionano gli eventi, non sovvertono il mondo; a volte mostrano solo la capacità di guardare alle cose in modo diverso, di essere se stessi. Ed è questa la scelta di Harry: una scelta impopolare, forse, ma di sicuro degna di un vero Grifondoro.


