
Lasciare un ricordo della propria vita: la maledizione di Addie LaRue
Tra gli scaffali delle librerie chi non si è mai imbattuto in libri biografici o autobiografici che raccontano la vita di scrittori illustri, politici importanti o celebri rockstar. La scrittura è sicuramente il mezzo più potente per tramandare se stessi o un ricordo.
Ed è proprio questo a cui sto pensando mentre cerco l’ispirazione per scrivere sulla parola di questa settimana. Eppure riflettendo su Ricordo, l’esempio che mi è venuto in mente, dove il concetto è espresso al meglio nella sua semplicità, è un libro che ho letto recentemente, La vita invisibile di Addie LaRue di V.E. Schwab.
Le storie sono un modo di preservare se stessi. Di essere ricordati. E di dimenticare. Le storie si trasmettono in una miriade di forme: nel carboncino e in una canzone, in quadri, poesie, film. E nei libri. I libri, ha scoperto, sono un mezzo per vivere infinite vite o per trovare la forza di affrontarne una bella lunga.
p.34

La vita invisibile di Addie LaRue
Per chi non ama il Fantasy, dichiaro subito che questo non è semplicemente un libro che si può associare ad un genere specifico. Sì la storia ha dell’inverosimile ma l’autrice utilizza proprio dei dettagli fantastici per riflettere su dei temi concreti e attuali, uno fra questi è proprio il ricordo.
La protagonista è Adeline LaRue che, in un momento di sconforto, decide di vendere la propria anima all’Oscuro, al dio in ascolto dopo il tramonto, in cambio della vita eterna. Ma ogni patto con il Diavolo ha il proprio prezzo e Addie scoprirà il suo pian piano, di epoca in epoca, nel corso di trecento anni.
Ha scelto l’immortalità senza rendersi conto di essersi condannata alla solitudine eterna: infatti in questi tre secoli chiunque Addie incontrerà, la dimenticherà appena varcata la soglia o appena chiusi gli occhi. È appunto questo su cui riflette il libro: vale la pena vivere per sempre se della tua vita non potesse rimanere alcuna traccia, alcun ricordo nelle persone con cui hai condiviso momenti importanti? Se nessuno si ricorda di te, esisti davvero? Se nessuna cosa al mondo porta su di sé la tua firma, che ruolo ha avuto la tua vita nel disegno generale del destino?
“Perché la felicità è fugace, la storia rimane e, alla fin fine” continua, “tutti vogliono essere ricordati”.
p.387
Vivere per trecento anni ma non lasciare nessun segno del proprio passaggio
Immortale, astuta, testarda, malinconica, impossibile da ricordare, Adeline, come un’ombra errante per le strade del mondo, sarà presente in ogni cambiamento significativo della storia umana sin dal 1714. Vedrà lo scoppiare della Rivoluzione francese, vivrà in prima persona le atmosfere sfavillanti del Età del Jazz e sarà terrorizzata dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma non riuscirà a costruire in nessun luogo e in nessun tempo qualcosa di duraturo.
Ma in fin dei conti è così che si cammina fino alla fine del mondo. È così che si vive in eterno. Oggi è un giorno, domani un altro, poi ne verrà un altro ancora, e bisogna fare tesoro di quel che arriva, godersi ogni istante rubato, tenersi stretto ciascun momento finché non c’è più.
p.223

Nel 2014 finalmente arriva la svolta nella vita di Addie. Qualcuno finalmente la ricorda. È Henry, un giovane nato con il cuore spezzato, che sente troppo e desidera l’amore.
Nel suo cuore c’è uno spiffero. Da lì entra la luce. Da lì entrano le tempeste. Da lì entra di tutto.
pp.249-250
Con questo personaggio la scrittrice mostra tutti i dubbi e i problemi che un ragazzo può affrontare durante i propri vent’anni, senza fronzoli né romanticismo: la paura che ci sia qualcosa di sbagliato in se stessi, il terrore di deludere tutti, il non sapere ciò che si vuole dal futuro e il timore di rimanere soli.
Eppure Henry è l’unico a ricordarsi di Addie, e questo manda all’aria tutto il suo modo di vivere costruito in trecento anni, metterà tutto in discussione e si farà trascinare dall’amore. Ma potrà l’amore di un essere umano spezzare una maledizione divina? Quante possibilità avrà mai un giovane amore contro i giochi dell’Oscurità?
Addie La Rue e il potere nascosto delle idee
In un alternarsi di storie, luoghi ed epoche, si giunge infine ad un finale agrodolce, che lascia insoddisfatti. Tuttavia un altro tema importante, tratto da questo romanzo per niente scontato, viene ribadito, un tema che a poco a poco affiora tra le vicende narrate della storia di Addie La Rue. Infatti Adeline, di pagina in pagina, di anno in anno, cerca di trovare la falla nella sua maledizione, di riuscire a lasciare una traccia in qualcuno o qualcosa. La soluzione la troverà nell’arte, nel dare ispirazione ad artisti mentre dipingono o mentre compongono una nuova melodia o, magari, mentre scrivono un libro. Il perché è semplice:
“l’arte è costituita di idee. E le idee sono più indomite dei ricordi. Come le erbacce, trovano sempre il modo di farsi strada.”
p.287
“Eppure, niente foto. Niente video.”
L’espressione di Addie si scalfisce appena. “No” chiosa, una parola che le resta stampata sulle labbra. Henry si sente in colpa per averglielo chiesto, per averla riportata dietro le sbarre della maledizione anziché tra le scappatoie che ci ha scovato in mezzo. Poi lei raddrizza la schiena, solleva il mento e sorride, strillando una felicità quasi sprezzante.
“Ma non è meraviglioso” dice, “essere un’idea?”

