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La musica nei dipinti giovanili di Caravaggio

Il destino romano del giovane Caravaggio, “studente” milanese

Si torna a parlare di arte, e di musica, sugli schermi di Idee Folli, in questo caso la produzione giovanile di Caravaggio sarà protagonista indiscussa di questo approfondimento.

L’attività romana di Caravaggio inizia nel 1592, dopo un apprendistato nella sua città natale, Milano, presso la bottega di Simone Peterzano, un artista tardomanierista poco noto ai più, che orgogliosamente si firmava come “Titiani alumnus” – allievo del grande Tiziano.

Questo alunnato fu fondamentale per il giovane Michelangelo Merisi: qui apprende la trattazione di alcuni soggetti ricorrenti nella pittura del maestro e ad impostare le sue tele in un formato orizzontale, una tipologia non comunemente usata a Roma.

Caravaggio inizia a ricevere commissioni dal Cardinal del Monte già nel 1594; avrà anche la possibilità di alloggiare all’interno del prestigioso Palazzo Madama. Il famoso committente aveva destinato una sala del palazzo alla sua collezione di strumenti e spartiti musicali e non è un caso che le prime opere commissionate da lui a Caravaggio fossero proprio a soggetto musicale, per decorare uno dei suoi camerini.

Simone Peterzano, Allegoria della Musica
Simone Peterzano, Allegoria della Musica

Before Caravaggio: la musica nelle opere di Simone Peterzano

Sebbene un viaggio a Venezia di Caravaggio non sia stato accertato, possiamo essere sicuri che, attraverso gli insegnamenti del Peterzano, il giovane artista entrò sicuramente in contatto con la produzione artistica lagunare della metà del Cinquecento. Proprio Venezia ebbe un ruolo di primo piano nella diffusione della musica e nell’utilizzo sempre più frequente del liuto, che ritroviamo in molti dipinti di Peterzano e dello stesso Caravaggio.

Una delle invenzioni del pittore bergamasco è proprio l’Allegoria della musica, in cui è ritratta una donna a seno scoperto intenta a suonare il liuto, accanto a Cupido che le tiene aperto lo spartito. La musica, come l’Amorino, è metafora dell’amore. L’aria sognante di questa figura cantante si ritrova anche nel Concerto dello stesso Peterzano, dove rappresenta anche due figure maschili, una con lo sguardo diretto verso l’osservatore e una intenta a suonare un flauto. Bellissima, in questa versione, la raffigurazione del Cupido assorto nella lettura dello spartito. Si può quasi percepire la musica che riecheggia!

Simone Peterzano, Concerto (1555-1565 circa)
Simone Peterzano, Concerto (1555-1565 circa)

L’interesse per la musica del Cardinal del Monte

Proprio l’impostazione di questo secondo dipinto sembra essere ripresa nella prima committenza del Cardinal del Monte per Caravaggio. Il soggetto e il titolo del dipinto sono gli stessi dell’opera di Peterzano. Il Concerto, conservato al Metropolitan Museum di New York, affondando le sue radici nella cultura veneta, è una composizione assolutamente insolita per il contesto romano.

Nel dipinto, in uno spazio ristretto, il Merisi inserisce quattro figure maschili: un cantore sulla destra esamina uno spartito musicale e si appresta a cantare, mentre un giovane al centro accorda il suo liuto. In mezzo, un po’ indietreggiato, con lo sguardo rivolto all’osservatore, un altro musico ha in mano un cornetto, in attesa di iniziare a suonare: è in questo personaggio che Caravaggio sceglie si eseguire il suo autoritratto.

Caravaggio, Concerto (1597), New York. Metropolitan Museum
Caravaggio, Concerto (1597), New York. Metropolitan Museum

«Una musica di alcuni giovani ritratti dal naturale, assai bene»

Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642

Che musica rappresenta Caravaggio nel suo dipinto?

Sul tavolo in primo piano e in mano al giovane di schiena si vedono gli spartiti della musica che i quattro protagonisti del concerto stanno per intonare. Nel corso degli studi su Caravaggio e sui suoi dipinti, è stato tentato di comprendere se quella musica fosse veramente suonabile e provenisse da qualche opera realmente scritta.

Gli spartiti tenuti in mano dal cantore di spalle sono talmente mal ridotti da rendere complicata la decifrazione delle note, mentre nel libro musicale in basso a destra del violino le corde sono state cancellate da una pulitura troppo veemente, ma le note sono ancora in parte decifrabili. Sebbene non si sia arrivati ancora a un responso soddisfacente, ormai è da rigettare l’identificazione di quelle partiture con un celebre madrigale di Jacques Arcadelt, un compositore fiammingo vissuto nella prima parte del Cinquecento.

L’Eros, il mito di Bacco e l’amore

Ora, soffermerei la nostra attenzione sull’unica figura non descritta sopra: nell’angolo sinistro, un giovane alato, probabilmente Eros, gioca con un grappolo d’uva, simbolo consueto per il Caravaggio giovane, che rimanda al mito di Bacco. Ha anche una faretra, come possiamo vedere dalle frecce che spuntano dietro il suo braccio: anche questo elemento sottolinea l’elemento erotico portato da questo personaggio all’interno della composizione pittorica.

La musica del Suonatore di liuto

È possibile che questo il Concerto di Caravaggio si trovasse nella stessa stanza del Palazzo Madama con un altro dipinto a tema musicale dell’artista lombardo, Il suonatore di liuto. Eseguito in due versioni, simili ma non identiche, una conservata nei depositi del Metropolitan Museum di New York e l’altra all’Ermitage di San Pietroburgo. Ci soffermeremo su quest’ultima di qualità eccelsa e sicuramente eseguita dalla mano di Caravaggio.

In questa versione possiamo trovare il suonatore di liuto, che appoggia una parte dello strumento su un tavolo, dove sono presenti una natura morta – frequente anche nelle altre opere giovanili dell’artista – e un vaso colmo di fiori, elementi desunti dalla pittura nordica. Al centro del tavolo, ci sono un violino e un volume di spartiti aperto: in questo caso, si tratta proprio di un madrigale di argomento amoroso di Jacques Arcadelt.

musica Caravaggio, Suonatore di liuto
Caravaggio, Suonatore di liuto (1595-1596), San Pietroburgo, Hermitage

Il riposo durante la fuga in Egitto, con la rappresentazione del Cantico dei Cantici

Un altro dipinto a soggetto musicale è Il riposo durante la fuga in Egitto, realizzato dal Merisi per l’arcivescovo Fantin Petrignani, come “quadro da stanza”, un’opera realizzata con la finalità di ornare una dimora privata. In realtà, apparteneva a un altro personaggio vicino a Caravaggio, Girolamo Vittrice, alla cui morte il dipinto fu venduto a Camillo Pamphilij. Il dipinto è ancora esposto nel Palazzo Doria Pamphili, situato lungo via del Corso, a Roma.

Il dipinto rappresenta Giuseppe, Maria e il Bambino seduti in un paesaggio che ricorda quelli tipici della pittura veneta. È ricco di riferimenti iconografici, ma l’idea più vicina alla tematica di questo approfondimento è quella di Maurizio Calvesi, secondo cui il dipinto si riferisce al Cantico dei Cantici: Giuseppe rappresenta la povertà e la semplicità dello sposo terreno, mentre Maria Vergine, raffigurata con i capelli fulvi, è un riferimento simbolico alla futura Passione di Cristo.

L’angelo, raffigurato di spalle, divide esattamente in due metà il dipinto: è rappresentato mentre legge lo spartito, mostratogli da Giuseppe. Il suo violino ha una corda spezzata, simbolo della precarietà della vita umana rispetto alla vita celeste rigogliosa e immortale, simboleggiata dalla Vergine con il Bambino.

Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto
Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto (1597), Roma, Galleria Doria Pamphilij

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