
La Nascita nei tarocchi: la Morte
Nascita. Quale parola migliora per iniziare l’anno con il giusto spirito. E se poi usiamo un reiterativo ecco qua che la forza vitale si questo termine si propone dirompente in tutta la sua potenza: Ri-nascita.
Chi di noi non ha stilato una lista di buoni propositi per l’anno venturo? Chi di noi non si è fermato un momento a riflettere su cosa avrebbe voluto trattenere o su ciò che avrebbe voluto lasciare andare?
Lo sappiamo: non siamo Cenerentola. Non saranno di certo i rintocchi della mezzanotte, seppur quella del 31 dicembre, a trasformare per magia la nostra esistenza, ma come tutti i riti di passaggio ci insegnano il valore del tempo e del cambiamento.
E se a volte è duro abbandonare il noto per l’ignoto, ci viene in soccorso l’arcano della Morte, il tarocco numero 13.
Il tredicesimo arcano
Al contrario di quanto si posso pensare, la simbologia di questa carta è assai positiva. Forse una delle più belle carte dei Tarocchi. Sì tutti quei film in cui è legata ad uno scontato e nefasto presagio non sono per nulla attendibili. Quindi se durante una stesura vi appare la dama scheletrica dall’alito che sa di grisantemo: rallegratevi.
La Morte è il simbolo per eccellenza della Nascita. Significa cambiamento, ed evolversi vuol dire un po’ morire. Si muore lentamente di abitudine diceva qualcuno, e sicuramente è una delle fini più tragiche. Ma si muore anche uscendo dalla quotidianità, si muore scegliendo, si muore tagliando i ponti con un passato doloroso. Proprio come nel processo metamorfosi, diventando qualcun altro muore il vecchio noi per rinascere.
L’arcano n. 13 rappresenta la premessa necessaria per la nascita: la morte.
Iconografia della morte: un percorso di ri-nascita
Il reale significato del Tarocco si cela nella sua iconografia. La morte è una figura longilinea e scheletrica, generalmente nuda, che regge una falce. Rappresenta il passaggio, il rito iniziatico fra il vecchio e il nuovo. E cosa serve portare durante questo percorso? Il necessario. La nostra nudità, la nostra struttura essenziale. La grande Mietitrice è rappresentata su un prato dai colori irreali, generalmente dorato, da cui affiorano teste, mani e piedi, i resti di quello che siamo stati e a cui dobbiamo rinunciare per migliorarsi: i pensieri, le nostre convinzioni, i nostri atti, le direzioni ‘sbagliate’. proprio come il seme che deve morire sotto terra per generare una nuova vita.
Molte volte è difficile lasciare andare proprio ciò che ci fa più male ma che ci trasmette un senso di ingannevole familiarità e protezione: le sigarette, la tendenza a procrastinare, quell’idea di non poter riuscire, una relazione dolorosa e ormai consumata ma confortevole, come una vecchia ciabatta.
E allora per questo 2023 uscite di casa, metaforicamente e no, provate nuove esperienze e assicuratevi sempre di avere con voi le calzature adatte. Magari un po’ rigide all’inizio ma capaci di portarvi lontano.

