Intelligenza Artificiale
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Parola della settimana: Intelligenza Artificiale

Finora il progresso, la tecnologia hanno sgravato l’uomo da compiti e mansioni spesso ingrate, faticose. Le macchine dall’Ottocento in poi hanno rivoluzionato la nostra vita, Internet e i computer nel Novecento ci hanno aperto orizzonti di rete prima inimmaginabili. In sostanza l’uomo grazie al rapporto con la macchina è stato alleggerito nelle difficoltà, soddisfatto nei bisogni, potenziato nelle ambizioni. Tutto, molto, bello. Ma adesso che l’alba del XXI secolo è passata da un po’, un nuovo sole inizia ad illuminare le nostre vite: quello dell’Intelligenza Artificiale. A prima vista sembrerebbe un’innovazione come tutte le altre, ma a noi bloggers vengono il dubbio e il brivido, che si tratti di qualcosa di ontologicamente diverso. Insomma, ci viene da pensare che questa nuova rivoluzione potrebbe rivelarsi per certi aspetti… indesiderata.

Non che le altre rivoluzioni tecnologiche non abbiano avuto dei contro (combustibili fossili, commenti su Facebook etc.), ma davanti all’Intelligenza Artificiale appunto quello che ci viene proposto è l’esistenza di un software che pensi, rifletta e crei al posto nostro. Un tempo non si poteva che essere felici dell’invenzione di camion e gru (pensate ai poveracci che costruirono le Piramidi portando i massi a spalla) o di un computer che potesse collegare concetti e persone di tutto il mondo (qualità che va chiaramente oltre le possibilità umane). Ora le cose potrebbero essere differenti.

Giulia e Chiara, del team IdeeFolli, non ci hanno dormito la notte. In particolare si sono chieste: e se ora ChatGPT iniziasse a scrivere articoli, poesie, romanzi, testi al posto nostro? Se si aprisse un blog tutto suo e ci rubasse followers, simulando di essere una persona in carne ed ossa? Se ci disabituassimo al pensiero e alla creatività, dimenticando ciò che non solo sappiamo fare, ma che in fondo ci caratterizza come esseri umani?

Nello specifico letterario poi, il problema non riguarda solo la composizione, l’atto del creare (su cui si concentra Giulia Simonetti); ma anche l’editoria, cioè l’atto del pubblicare (con annesso apparato economico e legale, su cui riflette Chiara Mazzamauro). Ho detto problema, ma sarebbe più giusto chiamarlo orizzonte, con una miriade di sfumature entusiasmanti, preoccupanti, folgoranti, da disturbo bipolare della personalità.

Per i dettagli vi lascio alle nostre articoliste che, senza nulla togliere a Open AI, sono molto meglio di ChatGpt (mio modesto, obiettivo parere).

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