
Quando il Vento Blu soffiò in Corea
Cielo, Vento, Stelle e Poesia.
Inizia con questo motto la raccolta poetica di Yun Dong Ju, autore coreano morto ventottenne nel 1945. La sua biografia, come avrete capito, non promette nessun lieto fine. Tuttavia, in un certo senso, a questo rimedia la sua poesia.
Vita e opera di Yun Dong Ju
Prima di procedere con i versi però, voglio darvi qualche dettaglio storico in più: il nostro autore nasce nel 1917, nella Corea occupata dal Giappone filo-nazista. All’inizio la sua formazione lo orienta a una vita di compromesso, affine all’educazione cattolica, docile al dominio giapponese (almeno in un primo momento). Ma poi il vento della poesia insinua nella sua giovinezza orizzonti diversi, aperti alle problematiche censurate nella Corea di quegli anni. Yun Dong comincia ad appassionarsi alla letteratura inglese e alla lingua coreana, il cui studio era vietato. Mentre va al liceo inizia a comporre poesie e, infine, decide di iscriversi alla facoltà di Lettere. Un’iscrizione voluta fortemente, e con una consapevolezza quantomeno “discreta” del suo talento:
Vivere è così difficile
che riuscire a scrivere poesie così facilmente
mi imbarazza.
Ancora di più il mondo universitario lo pone di fronte alle contraddizioni della fede, alle ingiustizie della società e tutto questo confluirà nell’animo e nell’opera del poeta. Tant’è che quando nel 1940 vorrà pubblicare la sua prima – e unica – silloge, il suo professore gli sconsiglierà di rendere note quelle poesie, per paura di esporre l’alunno a censure e arresti. Allora Yun Dong accetta il consiglio e non pubblica, ma questa scelta non lo salverà. Verrà incriminato lo stesso nel 1942 per essere parente e amico di un attivista per l’indipendenza della Corea. Condannato a due anni, morirà in carcere in circostanze poco chiare1. Sei mesi dopo la sua morte il Giappone sarebbe stato sconfitto, la Corea liberata. Qui finisce la tragedia: il poeta, il ragazzo che ama la libertà, non vive abbastanza a lungo da vederla ristabilita.

Però qualcosa di lui sopravvisse, come ho detto all’inizio: la sua raccolta poetica, quel manoscritto inedito chiamato Cielo, vento, stelle e poesia. Ci pensò l’amico Chŏng Chiyong a far pubblicare l’opera, postuma, che noi oggi leggiamo in italiano col titolo Vento Blu2. Premetto una confessione: non sono un appassionato di poesia civile, se non quando, contemporaneamente, essa è anche lirica d’amore. Capita di rado che i versi sdegnosi della contestazione riescano a vestirsi di tenerezza, di delicatezza. Accade raramente che, nella protesta, l’amore si sostituisca all’odio, la carezza al pugno. Succede esattamente questo nella poesia di Yun Dong: triste, leggera, statuaria, sognante, tenue e penetrante al tempo stesso, mai rabbiosa:
Spero di guardare il cielo fino al giorno della mia morte
senza provare la minima vergogna,
anche per il vento che agita le foglie
ho provato tormento.
Con il cuore che celebra le stelle
so che debbo amare tutto ciò che va incontro alla morte
e devo seguire ogni strada
che mi è stata assegnata.
Anche questa notte il vento graffia le stelle.20 novembre 1941
Poesie così, una trentina in tutto, sono il lascito di una persona che ha preferito amare la giustizia, piuttosto che odiare l’ingiustizia; che desiderava la pace, più di quanto detestasse la guerra. Yun Dong è morto da ragazzo, è vero. Eppure, io credo che sulle ali del vento abbia vissuto e viaggiato più della maggior parte delle persone. Altrimenti, come avrebbe fatto a donarci questi versi di antica malinconia?
Autoritratto
Giro solitario ai piedi della montagna, vado verso un
[campo di riso dove trovo un pozzo abbandonato e
[guardo dentro.
Nel pozzo vedo la luna splendente, le nuvole che si
[addensano, il cielo vasto che si dilata, il vento blu e
[l’autunno.
Vedo anche un uomo.
Senza una ragione lo odio e mi allontano.
Mentre mi allontano provo pietà per lui. Torno
[indietro e l’uomo è ancora là dentro.
Di nuovo provo odio per lui e vado via.
Mentre mi allontano quell’uomo inizia a mancarmi.
Nel pozzo vedo la luna splendente, le nuvole
[addensate, il cielo vasto che si dilata, il vento blu,
[l’autunno e c’è un uomo simile a un ricordo.Settembre 1939
Note
1. Ancora oggi infatti, si indaga per presunte torture ed esperimenti medici sui reclusi nella prigione giapponese di Fukuoka.
2. Vi consiglio l’edizione Ensemble, Roma 2020: la prima pubblicata in italiano.

