ricordare -questo mondo non mi renderà cattivo
Antropologia,  Attualità,  Serie TV,  Sociale

Questo mondo non mi impedirà di ricordare

Da settimane Questo mondo non mi renderà cattivo”, la miniserie firmata Zerocalcare, è in vetta nella classifica italiana di Netflix. Una storia delicata e allo stesso tempo potente che parla di amicizia, razzismo disagio sociale e crescita.

Tutti noi conosciamo e abbiamo imparato ad amare la capacità del fumettista di Rebibbia di dipingere e raccontare le realtà più disparate in modo diretto ed efficace. Dalla guerra in Kurdistan alla periferia romana, passando per le difficoltà di un’intera generazione è sempre riuscito a trasmettere concetti importanti e a fare della sana informazione arrivando direttamente al cuore del suo pubblico.

Quell’irrefrenabile nostalgia degli anni ’80

Molte cose si potrebbero commentare sulla seconda collaborazione con la piattaforma americana, dall’autoironia sull’inflessione romana alla scelta minuziosa della colonna sonora, ma c’è un aspetto in particolare che ben si abbraccia con la parola di questa settimana: la reminiscenza degli anni ’80, quasi un’epoca fa che lascia però tracce indelebili e portatrici di significato nella nostra memoria collettiva.

zerocalcare ricordare

Lo so lo so che state pensando, definire gli anni ’80 un’epoca fa è un filino melodrammatico. Forse è vero. Ma quante cose sono da cambiate dall’ora? Non solo per quanto riguarda la tecnologia o la moda ma anche e soprattutto il modo di vivere. L’idea della comitiva, del parchetto del “qualunque cosa fai del tranquillo ci siamo qui noi” è ancora possibile ad oggi? È possibile ricreare ed essere operante in un sistema collettivo, quando anche nei paesi più piccoli si sta perdendo la dimensione della piazza? La risposta più immediata è nel ricordare. Forse perché nel passato siamo stati bene o forse perché c’era qualcosa che non si avvicinava alla risposta almeno conteneva la domanda giusta. Forse l’emblema di tutto ciò è proprio la figura dei dinosauri (Non dirò altro, chi l’ha vista sa cosa intendo e ai pochi che ancora non l’hanno fatto … beh niente spoiler).

Tor sta ceppa e il dovere di ricordare

Ma ricordare non significa soltanto rifugiarsi in un passato con connotazioni mitiche. Vuol dire anche prendere atto e coscienza di quello che ci circonda e di cosa lo ha prodotto.  E questo sicuramente è uno degli aspetti più importante che vuole aiutarci a ricordare.

Il perno centrale della trama, infatti, sono le vicende attorno ad un centro accoglienza. Uno come tanti, che ricalca i fatti di cronaca di un passato recente che però tendiamo a dimenticare. Sì perché fra Covid, Draghi, Conte e chi più ne ha più ne metta sembra che a volte alcune tematiche, di solito le più spinose, scompaiano in una bolla lasciando posto ad altre più attuali. Ma i problemi e le persone rimangono. E così ci scordiamo che l’emergenza umanitaria continua. Ripensiamo che i luoghi di rifugio sono posti sempre nelle zone periferiche della città e che diventano lo stigma di tutti i problemi del Paese. Una sorta di panacea al contrario che copre tutte le carenze della politica e che agita gli animi delle persone fino all’inverosimile.

Per farla breve, questa piccola perla estiva ci spinge a ricordare sopra ogni altra cosa, che dietro gli eventi, i luoghi, la violenza e anche la droga ci sono delle persone, con le loro paure, la loro innata violenza e tutta la loro luminosa fragilità  

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *