
The Sandman: l’uomo della sabbia, la serie dei sogni
La sabbia è un elemento strano. È solida ma allo stesso tempo, granello dopo granello, ti fa immergere in essa, ti accoglie, ti cattura. La stessa metafora è usata spesso nell’arte, che si tratti di un romanzo o un film o una graphic novel o anche una serie tv, come “The Sandman”, l’uomo della sabbia appunto.
Tratta dall’omonimo fumetto di Neil Gaiman, racconta la storia di Morfeo, il re dei sogni, che nel 1916 viene catturato dall’aristocratico britannico Roderick Burgess. Riuscirà a liberarsi dalla sua prigione di vetro solo dopo un secolo. Ma, con lo scorrere del tempo, il suo regno, il Sogno, è andato distrutto. Per riportare ordine tra il sogno e la veglia dovrà ritrovare gli oggetti fonte del suo potere, tra cui un sacchetto di sabbia grazie al quale fa cadere gli uomini in un sonno profondo, portatore di sogni, ma anche di incubi. A questo si aggiungono la maschera e il rubino, il più pericoloso, che ha il potere di trasformare i sogni in realtà.
La serie intreccia realtà e finzione, il genere fantasy e riferimenti mitologici greci e latini. La storia onirica mescola miti, leggende e superstizioni, senza dimenticare un tocco horror e di misticismo religioso. Anche la filosofia è un tema cardine della serie. Quanto i sogni possono condizionare il nostro destino? Quanto l’eterna lotta tra bene e male, può mettere a nudo l’animo umano?

La storia di Morfeo e degli altri Eterni
Il protagonista Morfeo non è il solito eroe. La sua morale è ambigua. Ha un carattere spigoloso, severo ma comunque eroico, nonostante la narrazione vede questo personaggio spesso ai margini della storia. Morfeo è infatti un osservatore quasi passivo della vicenda, vissuta da altri personaggi, a cui può offrire supporto o contrapporsi, come un vero e proprio Deus Ex Machina.
Governa un reame fantastico, pieno di personaggi e strane creature, sogni e incubi. Tra questi ultimi c’è il Corinzio, un feroce serial killer fuggito dalla dimensione del sogno, che vive da anni tra gli uomini, uccidendoli e cavandogli gli occhi. Ci sono poi Lucifero, sovrana dell’Inferno, Johanna Constantine, una brillante negromante, Caino e Abele, il primo assassino e la prima vittima della storia dell’umanità.
Oltre al mondo umano, la storia è immersa in vari regni immaginari, ciascuno dei quali governati dagli Eterni, di cui fa parte anche Morfeo. I suoi fratelli e sorelle rappresentano sentimenti, paure e debolezze umane: Destino, Distruzione, Delirio, i gemelli Desiderio e Disperazione, e Morte, la più saggia degli Eterni. Proprio l’incontro con la sorella Morte mostrerà il lato più “umano” di Morfeo, quello che riflette sulla vita e su cosa significa “essere umano”.
The Sandman, la storia tra la serie e il fumetto
La serie TV di Netflix si pone come riadattamento della collana di fumetti della DC Comics. Sono 75 i numeri, raggruppati in 10 volumi. Da qui l’impostazione antologica del racconto di “The Sandman“. Adattando in particolare i primi due volumi a fumetti (Preludi & Notturni e Casa di bambola), nella prima parte la storia tratta della prigionia di Morfeo e del suo tentativo di recuperare i suoi artefatti, grazie ai quali può tornare a governare le terre del Sogno.
Poi il sesto episodio anticipa l’apertura di una seconda parte, unendo insieme l’albo 8 (The Sound of Her Wings) e il 13 (Uomini di buona fortuna) e accelerando il ritmo del racconto. Da qui il centro della storia diventerà Rose Walker, una ragazza con straordinari poteri che le forze del male vorrebbero usare per i loro fini. In più, con il suo vortice, è in grado di distruggere definitivamente il regno del Sogno.
Compromesso tra fedeltà e cambiamento
Eppure, nonostante la storia resti fedele all’originale, esistono delle differenze con la serie di fumetti originale. La principale è sicuramente quella temporale. Morfeo, catturato nel 1916, se nella storia originale trova la libertà nel 1988, nella serie TV è detenuto fino al 2021.
“L’idea è stata quella di rimanere fedeli alla serie originale, ma di realizzarla pensando al pubblico contemporaneo, piuttosto che raccontare una storia ambientata negli anni ‘80– spiega l’ideatore Neil Gaiman -. Invece che mostrarlo prigioniero per circa 80 anni, lo resterà per circa 110 anni e questo cambierà la situazione”.
Tuttavia, se nella versione originale si riesce a trasmettere uno sguardo cinico e disamorato al mondo di ieri, nella versione televisiva questo intento si perde. Scegliendo di restare troppo fedeli alla storia del fumetto e rinunciando al cambiamento, infatti, si impedisce alla narrazione di diventare una serie televisiva del nuovo millennio. Così, una serie senza dubbio riuscita resta frenata dal fatto che manca la considerazione sia del trascorrere del tempo, sia dell’usura di determinati schemi narrativi, sia, a volte, del cambio di medium.

