
Tutto chiede Salvezza, ora disponibile su Netflix
Un appuntamento imperdibile per guardare meglio dentro di noi e osservare gli altri con occhi più attenti.
Dal 14 ottobre scorso è possibile guardare su Netflix “tutto chiede salvezza”, l’italianissima serie ispirata al romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, vincitore del premio strega 2020.
Pillole di trama
Roma. Estate. Caldo. Discoteca. Droga. Daniele (Federico Cesari), un ragazzo come tanti altri, che una sera di giugno esce e non torna a casa. O meglio per tornare torna, ma a causa di un episodio psicotico violento contro i genitori gli viene imposto il TSO: Trattamento sanitario obbligatorio. Sette giorni di ricovero che si tramutano in sette puntate dove il nostro protagonista conoscerà una realtà finora neanche immaginata. Fatta di corridoi, infermieri, povertà e solitudine, ma anche piena di speranza e autenticità. Sarà proprio dentro l’ala dell’ospedale che conoscerà, infatti, Madonnina (Vincenzo Nemolato), il piromane che prega tutto il (santo) giorno; Gianluca (Vincenzo Crea), il figlio bipolare di un dispotico generale; Mario (Andrea Pennacchi), ex maestro di scuola elementare circondato da libri e mele cotte; Nina (Fotini Peluso), ex cotta liceale di Daniele, e tanti altri personaggi.
Salvezza e follia nella quotidianità
Uno scenario che fa paura, un mondo che sembra lontano dalla nostra quotidianità, eppure Daniele è come tutti noi. Studia, lavora, va a presso alle ragazze e, a volte, sente troppo forte il dictat dell’esistenza e la precarietà della vita. Si guarda intorno e vede che tutti gli altri riescono a districarsi dei meandri di tutti i giorni, senza sforzo, senza intoppi, senza increspature. E questo proprio non riesce a sopportalo. È più forte di lui, è come se portasse un marchio che non lo facesse mai sentire completamente uguale agli altri, come se gli mancasse uno strato di pelle e il suo corpo fosse costantemente troppo esposto alla realtà esterna. Quando, in quei momenti, Daniele cade preda del suo stesso pensiero, non sa come reagire se non “espandendo” il corpo, assumendo droghe e sostanze che lo inebetiscono e non lo rendono più capace di pensare. Ovviamente è una situazione estrema che ben radicata in un passato di tossicodipendenza, ma da una parte è una storia a tutti noi. Se tutto parte dalla fragilità, qual è il confine fra sanità mentale e follia?

Forse è proprio in questo la bellezza e il segreto di questa storia. l’aver raccontato con crudezza e poesia tutti i risvolti del disagio psichico. Ancora oggi sulle malattie mentali c’è molto pregiudizio. tradizionalmente e storicamente le abbiamo sempre derubricate come un’anomalia, uno stigma contagioso e infame da scongiurare e allontanare. La storia di Daniela, come quella di Nina e di tanti altri ci insegna invece che può essere più vicina di quanto pensiamo. Ci mostra come alcuni meccanismo sono di tutti noi e se avessimo avuto altre famiglie, altre esperienze, altri quartieri magari la nostra vita ora sarebbe radicalmente diversa. Non per spaventarci ma per ricordarci che, come sempre, non esiste salvezza laddove non ci sia incontro.
L’emozione non ha voce
Se penso ai personaggi e al collante di tutto chiede salvezza, mi viene subito in mente il pezzo cult di Adriano Celentano. Non perché la serie sia particolarmente romantica nel senso tradizionale, anche se l’amore non manca, ma perché tutte le emozioni e le sensazioni della serie, e sono tante, più che direttamente alle parole sono affidate a uno sguardo o a un gesto, anche ad una frase, ma apparentemente buttata là, fuori contesto ma che rivela la straordinaria voglia di vivere e il malessere che ci portiamo tutti un po’ appresso.
La nostalgia del Paradiso come la chiamerebbe il buon e grosso Giorgio
Buona visione e scrivete nei commenti se la serie vi è piaciuta!


Un commento
Elena dipucchio
bellissima la narrazione che riesce a trattare ll argomento della fragilità psichica con cura e leggerezza senza nulla togliere alla drammaticità del tema.